Il Telescopio
AMARCORD
È trascorso oltre un mezzo secolo da quando - il 15 luglio 1964 - uscì il primo numero de "Il
Telescopio", un giornaletto realizzato da un gruppo di giovani non ancora ventenni di Portico di Romagna. Un'esperienza che li coinvolse in quella estate ed ebbe un
seguito con un paio di numeri l'anno successivo.
Ecco una selezione di articoli che ci restituiscono il sapore di quell'epoca. Articoli battuti a macchina e molti scritti a mano su matrici per ciclostile ad alcol. Chi l'ha vissuta avrà i suoi ricordi personali e chi è più giovane potrà valutare la distanza abissale che separa quel periodo dalla realtà odierna. A tutti buona lettura! |
Gioventù dell'epoca. Fra questi, alcuni redattori.
STORIA
DI PORTICO DI ROMAGNA
dagli
appunti di Antonio Ghetti a noi gentilmente concessi
La redazione
"Fra le tante notizie
raccolte dai nostri antenati, una ci sembra assai degna di essere conosciuta
dai nostri cittadini. Si tratta dunque, che una casa esistente presso la porta
di levante, e che oggi viene chiamata Conventaccio
fosse adibita a monastero e nel breve spazio che la divide dalla chiesa detta della Compagnia si trovasse un lungo
portico attraverso il quale i frati di quel convento accedevano per giungere
alla suddetta chiesa che a quel tempo serviva come oratorio. Non ci sembra
dunque del tutto escluso che da un tale sistema di portici sia derivato il nome
di Portico." (Antonio Ghetti)
Per quanto riguarda la denominazione del fiume Montone, trovasi in una antica pergamena notato col nome di Flumen Liviensis. La denominazione di Montone sembra la prendesse da certa palude della valle detta dei montoni del 1273.
Portico sembra fosse abitato da una colonia romana la quale si riuniva in questo posto per trattare più agevolmente gli interessi e i traffici con quella che si trovava a S. Benedetto.
Esso fu patrimonio della S. Sede alla quale era stato donato da Pino e Carlo Magno. La S. Sede lo diede in feudo agli arcivescovi di Ravenna ed essi lo concessero in primo ai vescovi di Forlimpopoli i quali, a loro volta, lo dettero ai monaci di S. Benedetto.
Nel 1164 Federico Barbarossa, con un suo diploma, lo tolse ai monaci di S. Benedetto e lo concesse in feudo ai conti Guidi di Modigliana.
Arrigo VI, ventisette anni dopo (1191), lo confermò con un altro suo diploma agli stessi conti suoi aderenti e affezionati e, morto Guido Guerra, passò al conte Marcovaldo I, suo figlio, che aveva assunto il titolo di conte di Dovadola.
Dal matrimonio di Marcovaldo I con la contessa Beatrice, figlia del conte Rodolfo di Capraia, nacquero due figli: il conte Guido Guerra e il conte Ruggero i quali, il 24 aprile 1273, fecero una divisione, o permuta, col loro cugino, conte Guido del fu conte Aghinolfo di Romagna, rispetto a vari castelli della Romagna-Toscana, ritenendo però in comune Portico, Rocca S. Casciano e Scanello.
Una nuova divisione ebbe luogo nel 1289 fra il conte Guido Novello di Modigliana e il conte Guido Salvatico, figlio del conte Ruggero di Dovadola; in quella circostanza Portico e Dovadola rimasero fedeli al conte Salvatico. Avvenne però che nel 1340 il conte Marcovaldo di Dovadola, figlio del fu conte Ruggero di Guido Salvatico tentò di ribellarsi al comune di Firenze e i Dieci di Balia, per punirlo, obbligarono gli abitanti di Portico a sottomettersi al loro dominio (6 dicembre 1341).
Morto codesto conte Marcovaldo, successe nella signoria della contea il suo fratello conte Francesco, il quale si giovò degli amici che aveva nel castello di Portico per distaccarlo alla dipendenza della repubblica fiorentina. Quando i portichesi gridarono "viva la Chiesa" sotto istigazione del conte Francesco e degli Ordelaffi di Forlì, il ribelle della repubblica fiorentina ottenne dal legato pontificio in Romagna un numero di lance comandate da Giovanni D'Azzo degli Ubaldini cui si aggiunsero 300 Bretoni per difendere il ribellato castello di Portico.
Nell'anno 1350 il conte Francesco, collegato con gli Ordelaffi di Forlì, tentò di far vive le sue ragioni presso la signoria di Firenze a cagione del ribellato castello di Portico. Per la qual cosa i Dieci di Balia ordinarono al capitano Benghi de'Buondelmonti di recarsi in Romagna con 300 lance a cui si aggiunsero nel 1377 altri 600 uomini a piedi accompagnati da Marchionne di Coppo Stefani.
Ma per quanto i fiorentini assediassero il conte Francesco di Dovadola non vi poterono campeggiare per più di sei mesi per la gran neve.
Quindi nel giugno del 1378 vi andò Buono di Taddeo Strada cittadino pur esso fiorentino il quale continuò l'assedio finché nel settembre dello stesso anno fu firmata la pace fra il legato pontificio e i suoi aderenti da una parte, e la repubblica fiorentina dall'altra.
(prima puntata - continua)
Per quanto riguarda la denominazione del fiume Montone, trovasi in una antica pergamena notato col nome di Flumen Liviensis. La denominazione di Montone sembra la prendesse da certa palude della valle detta dei montoni del 1273.
Portico sembra fosse abitato da una colonia romana la quale si riuniva in questo posto per trattare più agevolmente gli interessi e i traffici con quella che si trovava a S. Benedetto.
Esso fu patrimonio della S. Sede alla quale era stato donato da Pino e Carlo Magno. La S. Sede lo diede in feudo agli arcivescovi di Ravenna ed essi lo concessero in primo ai vescovi di Forlimpopoli i quali, a loro volta, lo dettero ai monaci di S. Benedetto.
Nel 1164 Federico Barbarossa, con un suo diploma, lo tolse ai monaci di S. Benedetto e lo concesse in feudo ai conti Guidi di Modigliana.
Arrigo VI, ventisette anni dopo (1191), lo confermò con un altro suo diploma agli stessi conti suoi aderenti e affezionati e, morto Guido Guerra, passò al conte Marcovaldo I, suo figlio, che aveva assunto il titolo di conte di Dovadola.
Dal matrimonio di Marcovaldo I con la contessa Beatrice, figlia del conte Rodolfo di Capraia, nacquero due figli: il conte Guido Guerra e il conte Ruggero i quali, il 24 aprile 1273, fecero una divisione, o permuta, col loro cugino, conte Guido del fu conte Aghinolfo di Romagna, rispetto a vari castelli della Romagna-Toscana, ritenendo però in comune Portico, Rocca S. Casciano e Scanello.
Una nuova divisione ebbe luogo nel 1289 fra il conte Guido Novello di Modigliana e il conte Guido Salvatico, figlio del conte Ruggero di Dovadola; in quella circostanza Portico e Dovadola rimasero fedeli al conte Salvatico. Avvenne però che nel 1340 il conte Marcovaldo di Dovadola, figlio del fu conte Ruggero di Guido Salvatico tentò di ribellarsi al comune di Firenze e i Dieci di Balia, per punirlo, obbligarono gli abitanti di Portico a sottomettersi al loro dominio (6 dicembre 1341).
Morto codesto conte Marcovaldo, successe nella signoria della contea il suo fratello conte Francesco, il quale si giovò degli amici che aveva nel castello di Portico per distaccarlo alla dipendenza della repubblica fiorentina. Quando i portichesi gridarono "viva la Chiesa" sotto istigazione del conte Francesco e degli Ordelaffi di Forlì, il ribelle della repubblica fiorentina ottenne dal legato pontificio in Romagna un numero di lance comandate da Giovanni D'Azzo degli Ubaldini cui si aggiunsero 300 Bretoni per difendere il ribellato castello di Portico.
Nell'anno 1350 il conte Francesco, collegato con gli Ordelaffi di Forlì, tentò di far vive le sue ragioni presso la signoria di Firenze a cagione del ribellato castello di Portico. Per la qual cosa i Dieci di Balia ordinarono al capitano Benghi de'Buondelmonti di recarsi in Romagna con 300 lance a cui si aggiunsero nel 1377 altri 600 uomini a piedi accompagnati da Marchionne di Coppo Stefani.
Ma per quanto i fiorentini assediassero il conte Francesco di Dovadola non vi poterono campeggiare per più di sei mesi per la gran neve.
Quindi nel giugno del 1378 vi andò Buono di Taddeo Strada cittadino pur esso fiorentino il quale continuò l'assedio finché nel settembre dello stesso anno fu firmata la pace fra il legato pontificio e i suoi aderenti da una parte, e la repubblica fiorentina dall'altra.
(prima puntata - continua)
Altri giovani portichesi
CRONACA SPORTIVA - CALCIO
Seniores contro
Iuniores 3-2
di Roberto Bernabei
Domenica 5
luglio [1964]ha avuto luogo nel nostro paese un incontro di calcio fra le rappresentative Seniores e Iuniores di Portico. Un incontro amichevole, ma
aspramente combattuto. L'inizio dell'incontro fissato alcuni giorni prima dai
dirigenti per le 17.00 è stato anticipato alle ore 16.00. La rappresentativa
Iuniores indossava maglia rossa e calzoncini neri, la Seniores maglia e
calzoncini bianchi.
Nei primi dieci minuti di gioco le due squadre si sono equilibrate, poi, al di là di ogni aspettativa, gli Iuniores, guidati dal cap.no Bonaccorsi, sono partiti al contrattacco incitati anche dal pubblico abbastanza numeroso. I Seniores si sono difesi degnamente, ma non sono riusciti a contenere l'avanzata dei rossi che, con azioni travolgenti, sono li spettatori segnare due volte nel giro di pochi minuti: prima con Tartagni Paolo, poi con Tassinari. I bianchi sembravano non resistere più, invece si sono messi in luce con alcune belle azioni che hanno fruttato loro una rete un po' fortunosa ad opera dell'ala sinistra Bernabei. Allo scadere del primo tempo gli Iuniores hanno aumentato il bottino per opera ancora della mezz'ala Tartagni marcando una rete, che quantunque in fuorigioco, non veniva annullata dall'arbitro. Così è terminato il primo tempo con i rossi in vantaggio per tre reti a una.
Nel secondo tempo i bianchi hanno aumentato il ritmo e hanno segnato ancora con terzino Fagnocchi, dimostratosi uno dei più combattivi della squadra. Poi Bernabei ha sfiorato ancora la rete con due tiri insidiosi, ma sfortunati. Altre azioni da ambo le parti hanno ravvivato l'incontro, poi l'arbitro velocissimo e mobile come non mai, ha fischiato la fine dell'incontro. Ha vivamente interessato gli spettatori il duello che ha messo a confronto diretto il centravanti scattante ed estroso Romualdi ed il centromediano Neri che in questa occasione ha vinto nettamente la contesa. Benedetti è rimasto nell'ombra per buona parte dell'incontro facendosi alquanto desiderare.
È stata una partita abbastanza interessante, però, bisogna ammetterlo, un po' falsata dall'arbitro che, viste insidiose nuvole accompagnate da qualche pioggia, ha, in uno scorcio di partita, abbandonato il tappeto verde, dimostrando una certa leggerezza.
Nei primi dieci minuti di gioco le due squadre si sono equilibrate, poi, al di là di ogni aspettativa, gli Iuniores, guidati dal cap.no Bonaccorsi, sono partiti al contrattacco incitati anche dal pubblico abbastanza numeroso. I Seniores si sono difesi degnamente, ma non sono riusciti a contenere l'avanzata dei rossi che, con azioni travolgenti, sono li spettatori segnare due volte nel giro di pochi minuti: prima con Tartagni Paolo, poi con Tassinari. I bianchi sembravano non resistere più, invece si sono messi in luce con alcune belle azioni che hanno fruttato loro una rete un po' fortunosa ad opera dell'ala sinistra Bernabei. Allo scadere del primo tempo gli Iuniores hanno aumentato il bottino per opera ancora della mezz'ala Tartagni marcando una rete, che quantunque in fuorigioco, non veniva annullata dall'arbitro. Così è terminato il primo tempo con i rossi in vantaggio per tre reti a una.
Nel secondo tempo i bianchi hanno aumentato il ritmo e hanno segnato ancora con terzino Fagnocchi, dimostratosi uno dei più combattivi della squadra. Poi Bernabei ha sfiorato ancora la rete con due tiri insidiosi, ma sfortunati. Altre azioni da ambo le parti hanno ravvivato l'incontro, poi l'arbitro velocissimo e mobile come non mai, ha fischiato la fine dell'incontro. Ha vivamente interessato gli spettatori il duello che ha messo a confronto diretto il centravanti scattante ed estroso Romualdi ed il centromediano Neri che in questa occasione ha vinto nettamente la contesa. Benedetti è rimasto nell'ombra per buona parte dell'incontro facendosi alquanto desiderare.
È stata una partita abbastanza interessante, però, bisogna ammetterlo, un po' falsata dall'arbitro che, viste insidiose nuvole accompagnate da qualche pioggia, ha, in uno scorcio di partita, abbandonato il tappeto verde, dimostrando una certa leggerezza.
FORMAZIONI
IUNIORES: BOTTURRI, AGNOLETTI, NERI, TASSINARI, BONACCORSI, TARTAGNI 1°, TARTAGNI 2°, FIORENTINI, BAGNAI. |
SENIORES: VALMORI, FABBRI, TESTONI 1°, FAGNOCCHI, BENEDETTI, TESTONI 2°, FERRARESI, ROMUALDI, BERNABEI. |
ARBITRO: Sig. SERRI Iacopo
NOTE
Spettatori cinquanta, terreno ottimo, nessun incidente di rilievo. Al 15' del primo tempo rete di Tartagni, al 27' raddoppia per gli Iuniores Tassinari; al 35' sempre del primo tempo rete di Bernabei seguita da un goal di Tartagni ancora per gli Iuniores. Nella ripresa segnava Fagnocchi al 20' e l'incontro terminava così 3 reti a 2 in favore degli Iuniores.
Dopo un lungo periodo di attesa si è potuto finalmente assistere ad un incontro di calcio nel nostro paese. Non si è trattato di una contesa eccessivamente interessante, dal lato tecnico, ma sicuramente positiva per l'agonismo dimostrato dagli atleti e per l'interesse del pubblico. Sarebbe opportuno, a nostro avviso, che qualcuno prendesse una seria iniziativa allo scopo di continuare tali manifestazioni musicali che godrebbero certamente della simpatia e della stima di tutti i Portichesi.
Spettatori cinquanta, terreno ottimo, nessun incidente di rilievo. Al 15' del primo tempo rete di Tartagni, al 27' raddoppia per gli Iuniores Tassinari; al 35' sempre del primo tempo rete di Bernabei seguita da un goal di Tartagni ancora per gli Iuniores. Nella ripresa segnava Fagnocchi al 20' e l'incontro terminava così 3 reti a 2 in favore degli Iuniores.
Dopo un lungo periodo di attesa si è potuto finalmente assistere ad un incontro di calcio nel nostro paese. Non si è trattato di una contesa eccessivamente interessante, dal lato tecnico, ma sicuramente positiva per l'agonismo dimostrato dagli atleti e per l'interesse del pubblico. Sarebbe opportuno, a nostro avviso, che qualcuno prendesse una seria iniziativa allo scopo di continuare tali manifestazioni musicali che godrebbero certamente della simpatia e della stima di tutti i Portichesi.
Ancora una foto di gruppo
DOV'È IL MUNICIPIO?
di Pier Giuseppe Valmori
Ottenuto con
tanti sacrifici e dopo lunghi anni di lavoro il municipio di Portico e San
Benedetto è tanto bello per estetica quanto adatto all'uso e alle sue funzioni.
Costruito secondo uno stile moderno e munito di un ottimo riscaldamento sembra
una reggia se lo confrontiamo con la vecchia sede del Comune.
Era quello un edificio inadatto alle sue funzioni in quanto le sue stanze erano piccole e piuttosto umide, non molto luminose e accoglienti con una numerosa popolazione di topi. Il suo loggiato inoltre era assai frequentato da bambini che trascorrevano la maggior parte della giornata giocando fra loro molto rumorosamente, recando un notevole disturbo al lavoro degli impiegati. Di conseguenza non mancavano frequenti urlacci della guardia comunale (pericolo numero uno) che comportavano precipitose fughe da parte dei bambini. Ora tutto questo appartiene al passato.
La nuova sede comunale non presenta più questi inconvenienti, ma alcuni altri. Perché, dite un po' cittadini di Portico, non ci vorrebbe forse sull'ingresso principale lo stemma del nostro Comune e una scritta indicante che quello è il nostro Municipio? Non è frequente il caso che qualche forestiero sbatta il suo naso davanti alle porte del Comune e al primo che vede uscire domanda: "Scusi dov'è il Municipio?"
Ora dico, se tanto è stato fatto, perché non completare con un minimo di buona volontà e di spesa invero così bella?
Era quello un edificio inadatto alle sue funzioni in quanto le sue stanze erano piccole e piuttosto umide, non molto luminose e accoglienti con una numerosa popolazione di topi. Il suo loggiato inoltre era assai frequentato da bambini che trascorrevano la maggior parte della giornata giocando fra loro molto rumorosamente, recando un notevole disturbo al lavoro degli impiegati. Di conseguenza non mancavano frequenti urlacci della guardia comunale (pericolo numero uno) che comportavano precipitose fughe da parte dei bambini. Ora tutto questo appartiene al passato.
La nuova sede comunale non presenta più questi inconvenienti, ma alcuni altri. Perché, dite un po' cittadini di Portico, non ci vorrebbe forse sull'ingresso principale lo stemma del nostro Comune e una scritta indicante che quello è il nostro Municipio? Non è frequente il caso che qualche forestiero sbatta il suo naso davanti alle porte del Comune e al primo che vede uscire domanda: "Scusi dov'è il Municipio?"
Ora dico, se tanto è stato fatto, perché non completare con un minimo di buona volontà e di spesa invero così bella?
ATTORI PORTICHESI VECCHI E NUOVI
di Carlo Bernabei
Una delle tante repliche di Pancrezi arciamè.
|
Martedì 2 marzo [1965], alcuni alunni della locale Scuola Media hanno rappresentato nella sala del cinema due farse dal titolo In pretura e Pancrezi arciamé. In aula c'erano molte persone e gli attori hanno raccolto copiosi applausi. Anch'io ero fra il pubblico e devo ammettere che i ragazzi si sono assai impegnati.
|
Anche se
sono entrato verso la dine della commedia, e non ho potuto quindi assistere
all'intera recita, mi sono divertito molto. La farsa è stata introdotta dalle
belle note del Silenzio di Nini
Rosso. Quindi si è alzato il sipario e sul palco, accanto al bravo Walter
Rabiti, che impersonava Pancrezi ( e che ci ha poi stupito con la sua
imitazione della voce di Topo Gigio), abbiamo visto l'intraprendente Ornella
Mercuri, cuoca del reggimento, alle prese con Angelo Betti e Pino Monti,
condannati a pelare le patate. Un bravo anche al "postino" Tartagni.
Gli applausi con cui sono stati salutati all'inizio e alla fine dello spettacolo, dimostrano chiaramente quanto ci siano piaciuti.
Una lode anche al(la) sergente Isabella Versari, terrore dei poveri marmittoni. Buona l'interpretazione del bravo Sergio Bresciani, nella commedia, il quale, con il linguaggio dialettale e sgrammaticato del suo personaggio, ha ripetutamente suscitato le risa e gli applausi del pubblico. Insomma, ragazzi, siete stati tutti molto bravi e noi ben volentieri vi abbiamo applauditi. Una lode anche agli organizzatori dello spettacolo che hanno saputo preparare gli attori con intelligenza ammirevole.
Vorrei, a questo punto, tornare indietro nel tempo e passare in rassegna le altre commedie, recitate da altri attori portichesi. La più nota è senza dubbio Omertà con i bravissimi Giuseppino Cori e Antonio Ghetti. Seguirono Tèmp ed guèra e L'angelo con Rosella Mini e Tilde Visani.
Più vicino al nostro tempo, la strepitosa Pancrezi arciamé n. 1, con Piero Farolfi, Germano Ferraresi, Renzo Versari; In Pretura e L'Ascaro che ci fece vedere il Farolfi nella parte di Sor Temistocle, Natale Mengozzi nella figura dell'Ascaro, Roberto Bernabei "Capitano Giulio" e il Sor Veronico interpretato dal Versari.
Gli applausi con cui sono stati salutati all'inizio e alla fine dello spettacolo, dimostrano chiaramente quanto ci siano piaciuti.
Una lode anche al(la) sergente Isabella Versari, terrore dei poveri marmittoni. Buona l'interpretazione del bravo Sergio Bresciani, nella commedia, il quale, con il linguaggio dialettale e sgrammaticato del suo personaggio, ha ripetutamente suscitato le risa e gli applausi del pubblico. Insomma, ragazzi, siete stati tutti molto bravi e noi ben volentieri vi abbiamo applauditi. Una lode anche agli organizzatori dello spettacolo che hanno saputo preparare gli attori con intelligenza ammirevole.
Vorrei, a questo punto, tornare indietro nel tempo e passare in rassegna le altre commedie, recitate da altri attori portichesi. La più nota è senza dubbio Omertà con i bravissimi Giuseppino Cori e Antonio Ghetti. Seguirono Tèmp ed guèra e L'angelo con Rosella Mini e Tilde Visani.
Più vicino al nostro tempo, la strepitosa Pancrezi arciamé n. 1, con Piero Farolfi, Germano Ferraresi, Renzo Versari; In Pretura e L'Ascaro che ci fece vedere il Farolfi nella parte di Sor Temistocle, Natale Mengozzi nella figura dell'Ascaro, Roberto Bernabei "Capitano Giulio" e il Sor Veronico interpretato dal Versari.
SALVIAMO L'ORFANOTROFIO
di Santino Neri
Vestite di
scuro, il cordone alla vita, bianco il soggolo, le suore di Portico si notano
subito e si stagliano pulite ora sulle case del paese ora sul verde delle
montagne. Le vedo sempre ogni giorno quando pregano in chiesa, quando escono in
fretta per le spese della giornata o accompagnano i loro bimbi alle passeggiate
pomeridiane. Il loro vestito è sempre quello non cambia mai, come il loro velo,
come il loro portamento sempre modesto, umile, composto. In ogni ora del
giorno, in ogni occasione sono sempre gradite a tutti perché non fanno male a
nessuno e anzi direi che fanno tanto bene a tutti.
Ebbene - cari lettori - le nostre suore stanno per lasciarci. La Madre Generale delle Suore Stimmatine, ordine al quale esse appartengono, le ha chiamate ad altri impegni in altri luoghi. Le vocazioni religiose, infatti vanno diminuendo, le appartenenti alla Congregazione non sono molte e il lavoro è tanto, in città lontane bambini in numero molto maggiore di quelli di Portico attendono cure e affetto. Il provvedimento preso dalla Madre Generale di ritirare le suore dai paesi periferici e più piccoli (è il caso di Portico) per collocarle in grossi centri è indispensabile.
Una commissione presieduta dal nostro pievano e composto dal sindaco, prof. Betti, ins. Barzanti, sig. Raggi, si è recata dalla Madre Generale onde poter sconsigliare la decisione, ma è riuscita ad ottenere solo la proroga di un anno, per cui con tutte le probabilità le nostre suore che dovevano partire il 30 settembre di quest'anno, partiranno il 10 luglio dell'anno prossimo. A cosa serve questa deroga di un anno? A poter permettere che nuovo personale venga a sostituire le nostre suore nella gestione dell'orfanotrofio.
I bambini dell'orfanotrofio infatti contribuiscono in maniera non lieve a riempire i banchi della nostra scuola elementare CHE SENZA di essi vedrebbe di gran lunga diminuito il numero dei suoi alunni ed anche quello degli insegnanti.
D'altra parte l'allontanamento di questo anche se piccolo istituto del nostro paese, contribuirebbe ancor più ad aumentarvi quel vuoto che tutti cerchiamo di colmare. Di qui l'importanza di trovare un ordine religioso o laico che sia, che rimpiazzi le suore stimmatine. A questo scopo sappiamo che il pievano si recherà a Roma alla congregazione dei religiosi. Comunque il nostro desiderio sarebbe che le nostre suore rimanessero ancora per tanti e tanti anni.
Vennero nel lontano 1926 nel poco accogliente convento di allora fondato dal pievano don Cesare Laghi. Aprirono tosto un asilo per i bambini e una scuola di lavoro per le ragazze. Nel 1936 fu aggiunto a queste opere l'orfanotrofio femminile che poi nel 1954 si trasformò in un orfanotrofio maschile. Nel medesimo anno fu chiusa la scuola di lavoro e fu restaurato e ampliato tutto l'istituto.
Ora le suore stimmatine dopo tanto tempo in mezzo a noi debbono lasciarci: noi ringraziamo per quello che hanno fatto di cuore in ogni circostanza, per la cura che hanno serbato sempre alla nostra chiesa e per le dolci note che con un fil di voce vi hanno cantato e soprattutto il bene che hanno fatto a tanti bambini a cui in fondo tutto il Portico si era affezionato.
Ebbene - cari lettori - le nostre suore stanno per lasciarci. La Madre Generale delle Suore Stimmatine, ordine al quale esse appartengono, le ha chiamate ad altri impegni in altri luoghi. Le vocazioni religiose, infatti vanno diminuendo, le appartenenti alla Congregazione non sono molte e il lavoro è tanto, in città lontane bambini in numero molto maggiore di quelli di Portico attendono cure e affetto. Il provvedimento preso dalla Madre Generale di ritirare le suore dai paesi periferici e più piccoli (è il caso di Portico) per collocarle in grossi centri è indispensabile.
Una commissione presieduta dal nostro pievano e composto dal sindaco, prof. Betti, ins. Barzanti, sig. Raggi, si è recata dalla Madre Generale onde poter sconsigliare la decisione, ma è riuscita ad ottenere solo la proroga di un anno, per cui con tutte le probabilità le nostre suore che dovevano partire il 30 settembre di quest'anno, partiranno il 10 luglio dell'anno prossimo. A cosa serve questa deroga di un anno? A poter permettere che nuovo personale venga a sostituire le nostre suore nella gestione dell'orfanotrofio.
I bambini dell'orfanotrofio infatti contribuiscono in maniera non lieve a riempire i banchi della nostra scuola elementare CHE SENZA di essi vedrebbe di gran lunga diminuito il numero dei suoi alunni ed anche quello degli insegnanti.
D'altra parte l'allontanamento di questo anche se piccolo istituto del nostro paese, contribuirebbe ancor più ad aumentarvi quel vuoto che tutti cerchiamo di colmare. Di qui l'importanza di trovare un ordine religioso o laico che sia, che rimpiazzi le suore stimmatine. A questo scopo sappiamo che il pievano si recherà a Roma alla congregazione dei religiosi. Comunque il nostro desiderio sarebbe che le nostre suore rimanessero ancora per tanti e tanti anni.
Vennero nel lontano 1926 nel poco accogliente convento di allora fondato dal pievano don Cesare Laghi. Aprirono tosto un asilo per i bambini e una scuola di lavoro per le ragazze. Nel 1936 fu aggiunto a queste opere l'orfanotrofio femminile che poi nel 1954 si trasformò in un orfanotrofio maschile. Nel medesimo anno fu chiusa la scuola di lavoro e fu restaurato e ampliato tutto l'istituto.
Ora le suore stimmatine dopo tanto tempo in mezzo a noi debbono lasciarci: noi ringraziamo per quello che hanno fatto di cuore in ogni circostanza, per la cura che hanno serbato sempre alla nostra chiesa e per le dolci note che con un fil di voce vi hanno cantato e soprattutto il bene che hanno fatto a tanti bambini a cui in fondo tutto il Portico si era affezionato.
I VECCHI DI PORTICO
di Daniela Barzanti
Davidino, il mitico bidello della banda
|
Il 1964 non è stato un anno favorevole per i nostri vecchi di Portico. Molti, infatti, ci hanno lasciato affrontando un viaggio. Li ricorderò ugualmente con stima e simpatia. Molti li conoscevo bene, perché parecchie ore della giornata le trascorrevano seduti, magari schiacciando un pisolino, sui gradini dell'ingresso della mia casa. Infatti, quei gradini hanno tutto l'aspetto che non ha ritorno di un luogo di ritrovo dove i vecchietti rimasti trascorrono fedelmente ore liete avvolti... in una nuvola di fumo, parlando sulla stagione, sulla caccia e chissà... forse anche di donne!!
A volte, per uscire di casa, devo fare vere e proprie acrobazie esibendomi come in una gimkana; ma loro restano del tutto impassibili. Come reagire? Come invitarli ad abbandonare un luogo a loro tanto caro e familiare? Cominciamo descrivendo i più longevi che ora non ci sono più. |
Vincenzo Ferraresi, ultracentenario, lavoratore assiduo che al sorgere del sole aveva già lavorato parecchie zolle della sua terra.
Luigi detto Geggia, carattere impulsivo ma buontempone, che spesso intratteneva gli amici raccontando le sue vittorie quando, nei vecchi tempi, a Portico si facevano le corse dei sacchi, la pentolaccia, ecc.
Francescone, amico di tutti i giovani, i quali però, non mancavano di farlo arrabbiare quando, da buon bevitore, aveva un po'abbondato nel numero dei bicchieri.
Non posso elencarli tutti, ma a tutti vada il nostro caro ricordo. E i superstiti?
Oreste, forse il più longevo, buon conversatore ai bei tempi!! ora molto appartato e silenzioso per la sua sordità e specialmente per aver subito recentemente un'operazione poco augurabile.
Il vecchio e abile tartufaio e pescatore Sandrone che non teme confronti con le nuove reclute, con i suoi racconti che hanno del leggendario e del favoloso.
Il padrone della piazzetta Traversari Davidino, famoso per le sue mangiate di fichi.
Che dire dell'ormai ottantenne ex postino Augusto, buon camminatore e valente cacciatore di lepri e pennuti? Ancora praticante di queste attività, ma... con molte cilecche!!
A tutti i vecchi portichesi "puro sangue" vada il nostro augurio di una serena vecchiaia.
Luigi detto Geggia, carattere impulsivo ma buontempone, che spesso intratteneva gli amici raccontando le sue vittorie quando, nei vecchi tempi, a Portico si facevano le corse dei sacchi, la pentolaccia, ecc.
Francescone, amico di tutti i giovani, i quali però, non mancavano di farlo arrabbiare quando, da buon bevitore, aveva un po'abbondato nel numero dei bicchieri.
Non posso elencarli tutti, ma a tutti vada il nostro caro ricordo. E i superstiti?
Oreste, forse il più longevo, buon conversatore ai bei tempi!! ora molto appartato e silenzioso per la sua sordità e specialmente per aver subito recentemente un'operazione poco augurabile.
Il vecchio e abile tartufaio e pescatore Sandrone che non teme confronti con le nuove reclute, con i suoi racconti che hanno del leggendario e del favoloso.
Il padrone della piazzetta Traversari Davidino, famoso per le sue mangiate di fichi.
Che dire dell'ormai ottantenne ex postino Augusto, buon camminatore e valente cacciatore di lepri e pennuti? Ancora praticante di queste attività, ma... con molte cilecche!!
A tutti i vecchi portichesi "puro sangue" vada il nostro augurio di una serena vecchiaia.
UN PROBLEMA SCOTTANTE:
L'ACQUEDOTTO
di Carlo Bernabei
Però, venendo al
nocciolo della questione, dobbiamo ammettere che il nuovo acquedotto sarà
un'opera che porterà sensibili cambiamenti al nostro tenore di vita: l'acqua
finirà di mancare regolarmente alcune volte al giorno, così ne avremo di più
per lavarci. Ma un'altra cosa è venuta ad allietare e a rattristare l'animo dei
buoni portichesi: l'installazione di contatori che rivelano il numero di metri
cubi d'acqua che si consuma. Questo è un problema assai interessante che merita
di essere ampiamente discusso: prendiamo come esempi viventi due signori che
abitano nella stessa casa: il signor X al pianterreno, il signor Z sopra di
lui. La signora X deve lavare i panni? Poveretta, ha delle belle mani fresche e
belle! Non può certamente andare al fiume: e allora? Allora apre il rubinetto
(e l'acqua, si sa, esce).
Esce anche la signora, e probabilmente va dalla parrucchiera ad acconciarsi lo "chignon", mentre l'acqua scorre, scorre. Il signor Z (quello di sopra) rincasa tutto sudato e stanco e, felice per un imminente ristoro, corre al rubinetto e lo apre. Dopo una serie di sbuffi, rumori volgari e crocchiamenti esce solo una goccia d'acqua. Così Z si decide e va al fiume. Questa scena non si verificherà più ora che ci sono i "contatori": se l'acqua c'è è per tutti e chi ne vuole in più la paga. Non è giusto? (si accettano anche critiche).
Ancora però non è finito il collocamento del tubo dell'acquedotto e capita di sentire una voce che dice: "Ai bòt i sèra l'aqua!" Come fa la brava donna di casa? Mobilita tutta la batteria di cucina: pentole, cazzeruole, tegamini e li riempie d'acqua, li chiude ben bene e li e li guarda con sguardo riverente come se fossero una preziosa reliquia. Però senza sacrificio non si ottiene nulla. Chi non crede ai miracoli si faccia avanti: come mai in alcune case in cui l'acqua non c'era mai, ora che si è installato il contatore, se non si arriva a chiudere in tempo il rubinetto si rischia di morire annegati? Ripeto quindi che il contatore è un freno e una spia e nello stesso tempo giudice imparziale di due litiganti; è insomma una cosa che ci fa ricordare di non dovere essere i soli ad usufruire dell'acqua perché sopra di noi abita un'altra famiglia e sopra quella un'altra ancora e dove non arriva il nostro senso di educazione e moderazione arriva l'indice del contatore. Per molti, come ho già detto, sarà un dispiacere rinunziare ai loro pediluvi o ai bagnetti o ai gran bucati fatti in casa, ma che volete, non tutto il male vien per nuocere e forse un giorno questi signori ringrazieranno il Comune che li ha fatti installare per averli resi più svelti e per aver stabilizzato la loro salute, tanto bassa, con la buona, fresca e salutare arietta del nostro fiume Montone.
Esce anche la signora, e probabilmente va dalla parrucchiera ad acconciarsi lo "chignon", mentre l'acqua scorre, scorre. Il signor Z (quello di sopra) rincasa tutto sudato e stanco e, felice per un imminente ristoro, corre al rubinetto e lo apre. Dopo una serie di sbuffi, rumori volgari e crocchiamenti esce solo una goccia d'acqua. Così Z si decide e va al fiume. Questa scena non si verificherà più ora che ci sono i "contatori": se l'acqua c'è è per tutti e chi ne vuole in più la paga. Non è giusto? (si accettano anche critiche).
Ancora però non è finito il collocamento del tubo dell'acquedotto e capita di sentire una voce che dice: "Ai bòt i sèra l'aqua!" Come fa la brava donna di casa? Mobilita tutta la batteria di cucina: pentole, cazzeruole, tegamini e li riempie d'acqua, li chiude ben bene e li e li guarda con sguardo riverente come se fossero una preziosa reliquia. Però senza sacrificio non si ottiene nulla. Chi non crede ai miracoli si faccia avanti: come mai in alcune case in cui l'acqua non c'era mai, ora che si è installato il contatore, se non si arriva a chiudere in tempo il rubinetto si rischia di morire annegati? Ripeto quindi che il contatore è un freno e una spia e nello stesso tempo giudice imparziale di due litiganti; è insomma una cosa che ci fa ricordare di non dovere essere i soli ad usufruire dell'acqua perché sopra di noi abita un'altra famiglia e sopra quella un'altra ancora e dove non arriva il nostro senso di educazione e moderazione arriva l'indice del contatore. Per molti, come ho già detto, sarà un dispiacere rinunziare ai loro pediluvi o ai bagnetti o ai gran bucati fatti in casa, ma che volete, non tutto il male vien per nuocere e forse un giorno questi signori ringrazieranno il Comune che li ha fatti installare per averli resi più svelti e per aver stabilizzato la loro salute, tanto bassa, con la buona, fresca e salutare arietta del nostro fiume Montone.
IN STAMPERIA
di Patrizia Tamburini
Quando la
signora Valmori ci "diede lo sfratto" perché la stanza che fungeva da
Redazione le era divenuta indispensabile, fummo all'improvviso presi dallo
sconforto. C'era chi mascherava la sua preoccupazione cantando (vedi Santino) e
chi, come Pier Giuseppe, rimaneva indifferente e apparentemente apatico, ma
ognuno di noi, lo si capiva bene, chiedeva a se stesso: "Dove andremo ora
a sbattere la testa?"
Fu subito scartata la proposta di andare a "chiedere ospitalità" al signor pievano: l'avremmo senz'altro disturbato, considerata l'atmosfera eccitante nei giorni in cui si stampa.
Dopo moltissime altre ipotesi che non valeva la pena di prendere in considerazione, tanto erano azzardate, la sottoscritta (e chi, se no?) ebbe uno dei suoi "ben conosciuti lampi di genio" e... grazie a lei la Redazione può dirsi sistemata. Infatti ci trasferiamo in via Roma n. 12, ossia nell'appartamento del mio cane.
Per la tranquillità il nuovo locale non può certo gareggiare con quello precedente, ma l'avere una sala di redazione fissa, dopo che ha rischiato di essere vacante, è già qualcosa!
La lavorazione del giornale (III numero) iniziò il pomeriggio del 13 agosto: il 15 dovevamo essere in vendita a tutti i costi; c'era da lavorar sodo, indubbiamente! Quel giorno si lavorò solo fino alle 20: era impossibile andare oltre perché (ahimè) la stanza era priva di un impianto elettrico che vi apportasse la luce. L'indomani dovevano preparare ancora 14 pagine e alle 7 in punto eravamo quasi tutti presenti in Redazione.
Fu allora che la nostra dattilografa (Signorina Teresa Pezzi) conobbe le ore più tristi e faticose della sua vita: rimase fino a mezzogiorno in Comune a battere a macchina matrici su matrici che rapidamente passavano in Redazione per essere ciclostilate. Il 14 agosto non rimanemmo un attimo inoperosi; facemmo addirittura i turni di lavoro quando uno si assentava per andare a pranzo.
Nel pomeriggio la nostra dattilografa ritornò in Comune con un blocco di matrici da scrivere e un aiutante che le dettasse gli articoli, mentre la Redazione somigliava sempre di più a una strana stamperia. Si ciclostilavano fogli con somma cura e se ne cestinavano altri con maggiore noncuranza; si disegnavano vignette che dovevano a ogni costo essere umoristiche; si parlava, si discuteva (... anche troppo!), si litigava anche, mentre l'atmosfera si faceva sempre più eccitante, coadiuvata dall'aria viziata e impregnata di alcool.
Quella sera non ricordo se cenammo o, se lo facemmo, si trattò indubbiamente di una cosa molto sbrigativa, perché di lì a poco ci ritrovammo di nuovo riuniti, eccitati più che mai. Secondo i nostri calcoli avremmo dovuto terminare a mezzanotte, ma la cosa si protrasse molto più avanti perché accadde ciò che tutti prima o poi si aspettavano, ma che nessuno osava, in realtà, ammettere. Sì, sciupammo una matrice nuova, fiammante, a causa di un giro a vuoto del ciclostile e verso l'una la sig.na Pezzi dovette rifarla di sana pianta. Alle 2 di notte colle palpebre pesanti di sonno e la bocca contratta in un continuo sbadiglio, terminammo di ciclostilare l'ultima pagina del nostro giornale. Ma il lavoro non era ancora finito: c'erano da sistemare i fogli e da fermare tutte le pagine fra di loro. Alle 3 erano pronte 136 copie ed eravamo finalmente liberi, perché uscire da quella stanza era come lasciare una prigione e riacquistare la libertà. E prima di lasciarci ci salutammo con una effusione tutta nuova, più vera, quasi felici... in quella strana notte di Ferragosto che potrebbe definirsi "L'odissea del Telescopio".
Fu subito scartata la proposta di andare a "chiedere ospitalità" al signor pievano: l'avremmo senz'altro disturbato, considerata l'atmosfera eccitante nei giorni in cui si stampa.
Dopo moltissime altre ipotesi che non valeva la pena di prendere in considerazione, tanto erano azzardate, la sottoscritta (e chi, se no?) ebbe uno dei suoi "ben conosciuti lampi di genio" e... grazie a lei la Redazione può dirsi sistemata. Infatti ci trasferiamo in via Roma n. 12, ossia nell'appartamento del mio cane.
Per la tranquillità il nuovo locale non può certo gareggiare con quello precedente, ma l'avere una sala di redazione fissa, dopo che ha rischiato di essere vacante, è già qualcosa!
La lavorazione del giornale (III numero) iniziò il pomeriggio del 13 agosto: il 15 dovevamo essere in vendita a tutti i costi; c'era da lavorar sodo, indubbiamente! Quel giorno si lavorò solo fino alle 20: era impossibile andare oltre perché (ahimè) la stanza era priva di un impianto elettrico che vi apportasse la luce. L'indomani dovevano preparare ancora 14 pagine e alle 7 in punto eravamo quasi tutti presenti in Redazione.
Fu allora che la nostra dattilografa (Signorina Teresa Pezzi) conobbe le ore più tristi e faticose della sua vita: rimase fino a mezzogiorno in Comune a battere a macchina matrici su matrici che rapidamente passavano in Redazione per essere ciclostilate. Il 14 agosto non rimanemmo un attimo inoperosi; facemmo addirittura i turni di lavoro quando uno si assentava per andare a pranzo.
Nel pomeriggio la nostra dattilografa ritornò in Comune con un blocco di matrici da scrivere e un aiutante che le dettasse gli articoli, mentre la Redazione somigliava sempre di più a una strana stamperia. Si ciclostilavano fogli con somma cura e se ne cestinavano altri con maggiore noncuranza; si disegnavano vignette che dovevano a ogni costo essere umoristiche; si parlava, si discuteva (... anche troppo!), si litigava anche, mentre l'atmosfera si faceva sempre più eccitante, coadiuvata dall'aria viziata e impregnata di alcool.
Quella sera non ricordo se cenammo o, se lo facemmo, si trattò indubbiamente di una cosa molto sbrigativa, perché di lì a poco ci ritrovammo di nuovo riuniti, eccitati più che mai. Secondo i nostri calcoli avremmo dovuto terminare a mezzanotte, ma la cosa si protrasse molto più avanti perché accadde ciò che tutti prima o poi si aspettavano, ma che nessuno osava, in realtà, ammettere. Sì, sciupammo una matrice nuova, fiammante, a causa di un giro a vuoto del ciclostile e verso l'una la sig.na Pezzi dovette rifarla di sana pianta. Alle 2 di notte colle palpebre pesanti di sonno e la bocca contratta in un continuo sbadiglio, terminammo di ciclostilare l'ultima pagina del nostro giornale. Ma il lavoro non era ancora finito: c'erano da sistemare i fogli e da fermare tutte le pagine fra di loro. Alle 3 erano pronte 136 copie ed eravamo finalmente liberi, perché uscire da quella stanza era come lasciare una prigione e riacquistare la libertà. E prima di lasciarci ci salutammo con una effusione tutta nuova, più vera, quasi felici... in quella strana notte di Ferragosto che potrebbe definirsi "L'odissea del Telescopio".
L'ORCHESTRA "THE
DEVILS"
di Santino Neri
Chi percorrendo
via Roma in questi giorni passi senza fretta davanti alla casa di Giuseppe
sentirà spesso, specialmente il mercoledì e il sabato sera, giungergli
all'orecchio una musica che mi auguro gli sia, il più delle volte, gradita e
cara. È l'orchestrina
di Portico di Romagna, sono i quattro diavoli che nella loro stanzetta
prospiciente il fiume, innalzano il loro canto gioioso.
É nata così, quasi spontaneamente questa piccola orchestra, come dilettevole passatempo di alcuni ragazzi che hanno creduto opportuno dedicare alla musica parte di quel tempo libero che altrimenti avrebbero trascorso, sciupandolo nel caffè o vagando qua e là.
Si cominciò per gioco un anno fa, quando ascoltando una canzone trascinante, ci venne spontaneo accompagnarne il motivo con l'armonica e batterne il tempo sul tavolo, prima rudimentale batteria. Poi, così parlando, dicemmo che sarebbe stato bello, anzi bellissimo, se anche noi avessimo potuto formare un piccolo complesso musicale per poter suonare quelle canzoni che tanto ci piacciono, per potervi dare un'espressione ed un tono più personale e più nostro; che sarebbe stato trascorrere i pomeriggi afosi e interminabili d'estate, o le sere tranquille e serene suonando qualche allegra canzone e ascoltandola poi compiaciuti al registratore. Così abbiamo provato, e lentamente, piano piano, è sorto il complesso "The devils".
Esso consta di quattro strumenti: il saxofono, la fisarmonica, la chitarra, la batteria, oltre ad alcuni strumenti con funzione riempitiva come le maracas, il pettine, l'armonica e la melodica.
Il nostro repertorio non è molto vasto e comprende circa cinquanta canzoni: di queste venti sono valzer, e sono quelle che suoniamo con più piacere e fervore. Poi abbiamo alcuni tango, mazurche, polche, allegri, e infine molti lenti; canzoni che nel mondo concitato di oggi sono a tutti gradite per quel senso di dolce assopimento che determinano in chi le ascolta.
Come ho già detto all'inizio, il nostro complesso è sorto per soddisfare i suoi stessi componenti, fine a se stesso. Noi suoniamo perché ci piace suonare e basta. Se si presenterà tuttavia l'occasione di un debutto ufficiale, noi non ci ritireremo. Già abbiamo suonato in occasione di due serate danzanti che si tennero al Club della scopa. Sappiamo di non aver fatto una gran bella figura, ma allora non eravamo ben preparati e ben organizzati. Dobbiamo dire tuttavia che le critiche giunteci in quella occasione ci sono sembrate troppo severe e ingrate, specie considerando il fatto che l'entrata era gratuita e che ciò che i partecipanti hanno versato di loro spontanea volontà è bastato appena a pagare le bottiglie dei liquori (e non erano poche) e la ciambella, che vennero distribuite in abbondanza a tutti. Ma quelle critiche che più ci sono giunte un poco amare ci hanno spronato a perfezionarci e ha lavorare con più impegno, così che oggi possiamo dire che il tempo speso non è stato poi sciupato e che qualcosa di buono abbiamo ottenuto.
Sentiamo ora il dovere di ringraziare tutti coloro i quali ci hanno aiutato: il nostro pievano don Ernesto Leoni che ci ha ospitato nella sua canonica per tanto tempo mettendo a nostra disposizione gli strumenti della banda; il signor Giovanni Ferraresi che ci ha prestato il suo saxofono; il signor Attilio Fabbri che anno scorso ci ha dato per tanto tempo la sua fisarmonica e che ogni tanto ci dà qualche suggerimento frutto della sua matura esperienza; la signora Elide Valmori che sempre oltre ad accoglierci in casa sua, ove attualmente la nostra orchestra ha la sua sede, ci fa trovare la stanza pulita e ordinata. A tutti coloro che accarezzano con gioia, come noi, l'idea che anche Portico di R. possa avere una sua orchestra, che hanno capito che può essere una cosa simpatica e divertente, e che bisogna aiutarla così come ogni paese sostiene la propria squadra di calcio e il proprio corridore, va un sentito ringraziamento da Renato Ferraresi saxofonista, Neri Santino fisarmonicista, Neri Giulio chitarrista, Valmori Pier Giuseppe batterista.
Noi suoniamo sempre; dalla stanzetta di casa Valmori giunge spesso l'eco delle nostre melodie: che non vi siano noiose quando passando di lì le ascoltate. Forse anche il Padre Dante, e mi si perdoni se lo cito qui, quando all'ombra della torre Portinari meditava i suoi divini pensieri, fissi gli occhi profondi al di là del Muraglione ove stava la sua patria lontana, se avesse sentito il nostro povero canto chissà, forse gli sarebbe giunto gradito e accetto ispiratore di qualche spunto e immagine nuova per i suoi versi eterni.
É nata così, quasi spontaneamente questa piccola orchestra, come dilettevole passatempo di alcuni ragazzi che hanno creduto opportuno dedicare alla musica parte di quel tempo libero che altrimenti avrebbero trascorso, sciupandolo nel caffè o vagando qua e là.
Si cominciò per gioco un anno fa, quando ascoltando una canzone trascinante, ci venne spontaneo accompagnarne il motivo con l'armonica e batterne il tempo sul tavolo, prima rudimentale batteria. Poi, così parlando, dicemmo che sarebbe stato bello, anzi bellissimo, se anche noi avessimo potuto formare un piccolo complesso musicale per poter suonare quelle canzoni che tanto ci piacciono, per potervi dare un'espressione ed un tono più personale e più nostro; che sarebbe stato trascorrere i pomeriggi afosi e interminabili d'estate, o le sere tranquille e serene suonando qualche allegra canzone e ascoltandola poi compiaciuti al registratore. Così abbiamo provato, e lentamente, piano piano, è sorto il complesso "The devils".
Esso consta di quattro strumenti: il saxofono, la fisarmonica, la chitarra, la batteria, oltre ad alcuni strumenti con funzione riempitiva come le maracas, il pettine, l'armonica e la melodica.
Il nostro repertorio non è molto vasto e comprende circa cinquanta canzoni: di queste venti sono valzer, e sono quelle che suoniamo con più piacere e fervore. Poi abbiamo alcuni tango, mazurche, polche, allegri, e infine molti lenti; canzoni che nel mondo concitato di oggi sono a tutti gradite per quel senso di dolce assopimento che determinano in chi le ascolta.
Come ho già detto all'inizio, il nostro complesso è sorto per soddisfare i suoi stessi componenti, fine a se stesso. Noi suoniamo perché ci piace suonare e basta. Se si presenterà tuttavia l'occasione di un debutto ufficiale, noi non ci ritireremo. Già abbiamo suonato in occasione di due serate danzanti che si tennero al Club della scopa. Sappiamo di non aver fatto una gran bella figura, ma allora non eravamo ben preparati e ben organizzati. Dobbiamo dire tuttavia che le critiche giunteci in quella occasione ci sono sembrate troppo severe e ingrate, specie considerando il fatto che l'entrata era gratuita e che ciò che i partecipanti hanno versato di loro spontanea volontà è bastato appena a pagare le bottiglie dei liquori (e non erano poche) e la ciambella, che vennero distribuite in abbondanza a tutti. Ma quelle critiche che più ci sono giunte un poco amare ci hanno spronato a perfezionarci e ha lavorare con più impegno, così che oggi possiamo dire che il tempo speso non è stato poi sciupato e che qualcosa di buono abbiamo ottenuto.
Sentiamo ora il dovere di ringraziare tutti coloro i quali ci hanno aiutato: il nostro pievano don Ernesto Leoni che ci ha ospitato nella sua canonica per tanto tempo mettendo a nostra disposizione gli strumenti della banda; il signor Giovanni Ferraresi che ci ha prestato il suo saxofono; il signor Attilio Fabbri che anno scorso ci ha dato per tanto tempo la sua fisarmonica e che ogni tanto ci dà qualche suggerimento frutto della sua matura esperienza; la signora Elide Valmori che sempre oltre ad accoglierci in casa sua, ove attualmente la nostra orchestra ha la sua sede, ci fa trovare la stanza pulita e ordinata. A tutti coloro che accarezzano con gioia, come noi, l'idea che anche Portico di R. possa avere una sua orchestra, che hanno capito che può essere una cosa simpatica e divertente, e che bisogna aiutarla così come ogni paese sostiene la propria squadra di calcio e il proprio corridore, va un sentito ringraziamento da Renato Ferraresi saxofonista, Neri Santino fisarmonicista, Neri Giulio chitarrista, Valmori Pier Giuseppe batterista.
Noi suoniamo sempre; dalla stanzetta di casa Valmori giunge spesso l'eco delle nostre melodie: che non vi siano noiose quando passando di lì le ascoltate. Forse anche il Padre Dante, e mi si perdoni se lo cito qui, quando all'ombra della torre Portinari meditava i suoi divini pensieri, fissi gli occhi profondi al di là del Muraglione ove stava la sua patria lontana, se avesse sentito il nostro povero canto chissà, forse gli sarebbe giunto gradito e accetto ispiratore di qualche spunto e immagine nuova per i suoi versi eterni.
Una delle varie formazioni del complesso "The devils"
CON LA BORA O LO SCIROCCO
CAMBIANO LE ORE
di Pier Giuseppe Valmori
Oggi, in pieno
XX secolo, era in cui l'uomo è giunto alla conquista dello spazio e ha
costruito macchine che lo hanno in gran parte sostituito nel lavoro, grazie
alla loro esattezza, era in cui la vita si vive minuto per minuto, la
puntualità e la precisione sono indispensabili.
Perciò per essere sempre esatti e puntuali, perché non si possa inceppare il normale svolgersi della nostra vita si deve sempre avere a portata di mano l'ora esatta del momento in cui viviamo. E questa possibilità si potrebbe avere anche a Portico. Ho detto "si potrebbe" perché in realtà non si ha mai, guardando l'orologio del campanile che sovrasta la chiesa, l'ora esatta. Infatti, pur essendo un orologio che ha sfidato il corso dei tempi, ormai è vecchio e i suoi ingranaggi si sono logorati e non hanno più quella forma e quella scioltezza di prima.
A questa impressione contribuiscono a che glia genti atmosferici. Infatti si è potuto constatare che l'orologio va avanti o indietro a seconda che soffi Scirocco o Bora.
Ora, se il Comune non lo ha voluto vendere perché pezzo d'antiquariato, si prenda almeno cura di sistemare quell'orologio che amministra e guida, in era atomica, la vita dei Portichesi.
Perciò per essere sempre esatti e puntuali, perché non si possa inceppare il normale svolgersi della nostra vita si deve sempre avere a portata di mano l'ora esatta del momento in cui viviamo. E questa possibilità si potrebbe avere anche a Portico. Ho detto "si potrebbe" perché in realtà non si ha mai, guardando l'orologio del campanile che sovrasta la chiesa, l'ora esatta. Infatti, pur essendo un orologio che ha sfidato il corso dei tempi, ormai è vecchio e i suoi ingranaggi si sono logorati e non hanno più quella forma e quella scioltezza di prima.
A questa impressione contribuiscono a che glia genti atmosferici. Infatti si è potuto constatare che l'orologio va avanti o indietro a seconda che soffi Scirocco o Bora.
Ora, se il Comune non lo ha voluto vendere perché pezzo d'antiquariato, si prenda almeno cura di sistemare quell'orologio che amministra e guida, in era atomica, la vita dei Portichesi.
PORTICO CONTRO ROCCA 1-2
di
Roberto Bernabei
Come già si
prevedeva, il Portico è stato sconfitto da un Rocca forte in tutti i settori,
che ha saputo impostare il modello di gioco fatto di aggressività e di
sveltezza. È stato un incontro vivacissimo, come del resto è sempre stato fra
queste due squadre anche negli anni passati, conclusosi a volte a suon di
pugni.
Ed ecco le fasi salienti dell'incontro. Il Portico entra il campo con maglia bleu e calzoncini bianchi, il Rocca con maglia rossa e calzoncini bianchi. L'incontro inizia alle 16,30 sotto il sole cocente, arbitra il signor Enzo Tamburini.
Al fischio dell'arbitro il Rocca parte all'attacco, ma ola difesa del Portico si destreggia molto bene e prima con Neri Antonio, poi con Fabbri Carlo viene stroncata un'azione pericolosa dei rossi. Al 3' si mette in luce il nostro portiere Romualdi con una parata spettacolare. Al 15' diverbio in campo fra Agnoletti e Piovaccari. Subito dopo Fiorentini riceve un calcio dal 6 rosso, incidente che lo rende inabile per quasi tutta la partita. Al 18' su azione di Bonaccorsi tiro in porta, ma il tiro è troppo fiacco. Al 22' cambio fra Romualdi e Fiorentini, dolorante per l'incidente. Al 25', dopo una mischia, autogoal di Fabbri. Al 29' altro goal del Rocca su tiro di Piovaccari. La partita continua così col Rocca in vantaggio per 2 goal a 0.
Nella ripresa i nostri sono partiti di gran carriera, ma non hanno saputo sfruttare buone occasioni. Al 26' scontro fra il Neri e il Barzanti; nello stesso tempo Fabbri si scontrava col 5 e col 3 rosso. Al 23' parata sbarazzina di Bernabei. Al 36' goal di rigore tirato da Romualdi su fallo del 3 di Rocca. Al 40 tiro mancato di Agnoletti. Al 54' il Neri salva ancora la nostra porta e subito dopo l'arbitro fischia la fine.
Ed ecco le fasi salienti dell'incontro. Il Portico entra il campo con maglia bleu e calzoncini bianchi, il Rocca con maglia rossa e calzoncini bianchi. L'incontro inizia alle 16,30 sotto il sole cocente, arbitra il signor Enzo Tamburini.
Al fischio dell'arbitro il Rocca parte all'attacco, ma ola difesa del Portico si destreggia molto bene e prima con Neri Antonio, poi con Fabbri Carlo viene stroncata un'azione pericolosa dei rossi. Al 3' si mette in luce il nostro portiere Romualdi con una parata spettacolare. Al 15' diverbio in campo fra Agnoletti e Piovaccari. Subito dopo Fiorentini riceve un calcio dal 6 rosso, incidente che lo rende inabile per quasi tutta la partita. Al 18' su azione di Bonaccorsi tiro in porta, ma il tiro è troppo fiacco. Al 22' cambio fra Romualdi e Fiorentini, dolorante per l'incidente. Al 25', dopo una mischia, autogoal di Fabbri. Al 29' altro goal del Rocca su tiro di Piovaccari. La partita continua così col Rocca in vantaggio per 2 goal a 0.
Nella ripresa i nostri sono partiti di gran carriera, ma non hanno saputo sfruttare buone occasioni. Al 26' scontro fra il Neri e il Barzanti; nello stesso tempo Fabbri si scontrava col 5 e col 3 rosso. Al 23' parata sbarazzina di Bernabei. Al 36' goal di rigore tirato da Romualdi su fallo del 3 di Rocca. Al 40 tiro mancato di Agnoletti. Al 54' il Neri salva ancora la nostra porta e subito dopo l'arbitro fischia la fine.
Formazioni
Portico Romualdi, Fabbri, Neri, Agnoletti, Tassinari, Bonaccorsi, Tartagni, Fiorentini, Tartagni P., Bagnai Eliano, Botturi Franco. |
Rocca Bernabei, Brunelli, Fabbri, Valentini, Chiari, Fabbri D., Barzanti, Piovaccari, Cappelli, Assirelli, Frassineti. |
Note
Spettatori 150. Incasso £. 12.085. Terreno ottimo, nessun incidente di rilievo. Al 25' autogoal di Fabbri C. Al 29' goal di Piovaccari e il primo tempo si chiude con il Rocca in vantaggio per 2 reti a 0. Al 36' goal su rigore di Romualdi. Corner 4 a 1 nel primo tempo e 2 a 1 nel secondo tempo sempre in favore di Portico. Ha arbitrato il signor Ta
mburini Enzo.
Spettatori 150. Incasso £. 12.085. Terreno ottimo, nessun incidente di rilievo. Al 25' autogoal di Fabbri C. Al 29' goal di Piovaccari e il primo tempo si chiude con il Rocca in vantaggio per 2 reti a 0. Al 36' goal su rigore di Romualdi. Corner 4 a 1 nel primo tempo e 2 a 1 nel secondo tempo sempre in favore di Portico. Ha arbitrato il signor Ta
mburini Enzo.
È stata una partita combattuta aspramente; anzi, diciamolo pure, un po' troppo. La nostra squadra, anche se ha perduto, ha dato buona prova di sé e ne siamo stati tutti orgogliosi. Possiamo veramente dire che, nonostante la sconfitta, ci hanno pienamente soddisfatto i nostri bellicosi giocatori.
PULA, PAGLIA E... QUINTALI
di Pier Luigi Farolfi
Mercoledì 8
luglio 1864: ha inizio la trebbiatura, il riposante lavoro tanto desiderato e
invocato da tutto il popolo. Per chi non conoscesse questo lavoro, si tratta di
gettare la spiga nella trebbiatrice ed ecco che assieme ai vari componenti
(vedi pula, paglia e... quintali) esca il grano, frutto benedetto di un anno di
lavoro. Man mano che il grano riempie i sacchi, il contadino pensa: "Ecco
il mangiare per la mia famiglia". Il padrone, più pratico e riflessivo,
rimugina tra sé: "Per fortuna non siamo in Russia".
Ritornando al discorso della trebbiatura vediamo di analizzarla nelle sue parti; ogni persona che si recluta in questo mestiere comincia dalla gavetta: la pula, passo obbligato per chi intende far carriera in questo campo. Gli addetti a questo lavoro li vediamo arrivare la sera con delle facce multicolori, ricordi del giorno passato, sempre lindi e puliti, come non sono mai stati durante tutto l'anno. Indi si passa alla paglia, lavoro questo che richiede una grande abilità nell'uso del forcale. Questo è un mestiere che rilassa i nervi, ed è una medicina contro i reumatismi. Seguono poi le persone addette a gettare nella trebbiatrice i covoni di grano. Giungiamo infine agli eroi della trebbiatura: i portatori di quintali. Sono queste persone che rivestono un ruolo di grande importanza; non definiamoli uomini di fatica, essi sono quelli che portano sulle spalle l'avvenire d'Italia.
Per ultimo esaminiamo l'incaricato a riempire i sacchi di grano; guai a lui se osa far cadere qualche misero chicco di grano: in questo momento di congiuntura economica sarebbe un assurdo fare un simile spreco. C'è inoltre da commentare il duro lavoro dei "paglierini", ma mi rimetto a loro, poiché non mi sento in grado di giudicare la burocrazia della trebbiatura, in quanto sono loro che dall'alto dominano l'andamento del lavoro.
La squadra è composta da una ventina di uomini, tutti baldi e contenti, mai restii al proprio lavoro, felici della loro gioiosa fatica. Ciò che dico vale per il primo giorno di lavoro; infatti, nei giorni che seguono, scompare la primitiva baldanza e cominciano a divenire insistenti i vari bisogni personali, ad aumentare ancora le già numerose libagioni (riguardo a questo sarei tentato di proporre come patrono della trebbiatura il dio Bacco).
E la trebbiatura continua sotto la sferza infuocata del sole, la mortale arsura, la pesante fatica, ormai non più gioiosa, per gli uomini provati da ogni stento. Si incomincia a invocare una fresca pioggerella, una provvidenziale rottura di qualche cinghia, ma invano... la trebbiatura continua. Qualcuno comincia a intravedere nel cielo terso il miraggio di un laghetto, di un'ombra infinita... e i più deboli cedono. Ma non bisogna rimproverarli di questo crollo, essi hanno già offerto all'altare della Patria tutto ciò che potevano dare.
La bilancia continua a pesare il grano e gli ultimi commando, coloro che saranno immortalati dalla storia, donano al popolo Italiano l'ultimo quintale di grano nella speranza che esso comprenda il sacrificio con cui questo è stato ottenuto e si senta doveroso e cosciente di fare economia, economia, economia
Ritornando al discorso della trebbiatura vediamo di analizzarla nelle sue parti; ogni persona che si recluta in questo mestiere comincia dalla gavetta: la pula, passo obbligato per chi intende far carriera in questo campo. Gli addetti a questo lavoro li vediamo arrivare la sera con delle facce multicolori, ricordi del giorno passato, sempre lindi e puliti, come non sono mai stati durante tutto l'anno. Indi si passa alla paglia, lavoro questo che richiede una grande abilità nell'uso del forcale. Questo è un mestiere che rilassa i nervi, ed è una medicina contro i reumatismi. Seguono poi le persone addette a gettare nella trebbiatrice i covoni di grano. Giungiamo infine agli eroi della trebbiatura: i portatori di quintali. Sono queste persone che rivestono un ruolo di grande importanza; non definiamoli uomini di fatica, essi sono quelli che portano sulle spalle l'avvenire d'Italia.
Per ultimo esaminiamo l'incaricato a riempire i sacchi di grano; guai a lui se osa far cadere qualche misero chicco di grano: in questo momento di congiuntura economica sarebbe un assurdo fare un simile spreco. C'è inoltre da commentare il duro lavoro dei "paglierini", ma mi rimetto a loro, poiché non mi sento in grado di giudicare la burocrazia della trebbiatura, in quanto sono loro che dall'alto dominano l'andamento del lavoro.
La squadra è composta da una ventina di uomini, tutti baldi e contenti, mai restii al proprio lavoro, felici della loro gioiosa fatica. Ciò che dico vale per il primo giorno di lavoro; infatti, nei giorni che seguono, scompare la primitiva baldanza e cominciano a divenire insistenti i vari bisogni personali, ad aumentare ancora le già numerose libagioni (riguardo a questo sarei tentato di proporre come patrono della trebbiatura il dio Bacco).
E la trebbiatura continua sotto la sferza infuocata del sole, la mortale arsura, la pesante fatica, ormai non più gioiosa, per gli uomini provati da ogni stento. Si incomincia a invocare una fresca pioggerella, una provvidenziale rottura di qualche cinghia, ma invano... la trebbiatura continua. Qualcuno comincia a intravedere nel cielo terso il miraggio di un laghetto, di un'ombra infinita... e i più deboli cedono. Ma non bisogna rimproverarli di questo crollo, essi hanno già offerto all'altare della Patria tutto ciò che potevano dare.
La bilancia continua a pesare il grano e gli ultimi commando, coloro che saranno immortalati dalla storia, donano al popolo Italiano l'ultimo quintale di grano nella speranza che esso comprenda il sacrificio con cui questo è stato ottenuto e si senta doveroso e cosciente di fare economia, economia, economia
STORIA DELLA MADONNA DEL SANGUE
di Patrizia Tamburini
Chi è l'autore? Forse Filippo Lippi o il Pollaiolo
o li Botticelli oppure Lorenzo di Credi: nessuno può esattamente confermare
quale di essi sia; comunque si tratta indubbiamente di un sommo artista del
'400.
Il dubbio sussiste ancora circa la venuta del quadro a Portico: a questo punto solo le leggende possono parlare e la loro voce misteriosa e suggestiva contribuisce a rendere quasi fiabesco il nostro paese.
La tradizione popolare è quella del vecchio viandante che percorrendo la vallata con le immagini della Madonna sul suo giumento, sarebbe stato indotto a depositarne una a Castrocaro, un'altra a Rocca S. Casciano e l'ultima infine a Portico. Due poi sono le leggende assai diverse fra di loro, le quali contribuiscono ad assegnare alla sacra immagine il titolo di Madonna del Sangue.
La prima narra che in alcuni periodi di tempo gli accesi colori del dipinto, e particolarmente il rosso sangue, si sarebbero stranamente infiammati fino a far credere al popolo che il quadro stillasse sangue, il che può spiegarsi anche come un fenomeno cromatico causato dalla luce.
L'altra afferma che il dipinto, posto dal viandante presso la porta del piccolo oratorio (l'attuale Chiesa della Beata Vergine del Sangue) fosse stato colpito con una sassata da un soldato di ventura e che prodigiosamente avesse versato sangue. Quel primitivo oratorio fu nel secolo XV sostituito da una vasta e bella chiesa, detta "della Compagnia", che sorge al centro del paese. Qui è conservata, artisticamente posta sull'altare maggiore la sacra immagine, e qui ha sede la confraternita o "Compagnia" della Beata Vergine del Sangue.
Il pio sodalizio, oltre a venerare la Celeste Patrona, si occupa dell'esercizio pratico delle opere di misericordia a vantaggio dei poveri, dei malati, dei defunti, che vengono assistiti in nome della Vergine del Sangue. Alla Confraternita va riconosciuto il merito di avere organizzato in ogni tempo solenni manifestazioni alla Madonna, sempre aiutato e sorretto dal contributo popolare.
Il dubbio sussiste ancora circa la venuta del quadro a Portico: a questo punto solo le leggende possono parlare e la loro voce misteriosa e suggestiva contribuisce a rendere quasi fiabesco il nostro paese.
La tradizione popolare è quella del vecchio viandante che percorrendo la vallata con le immagini della Madonna sul suo giumento, sarebbe stato indotto a depositarne una a Castrocaro, un'altra a Rocca S. Casciano e l'ultima infine a Portico. Due poi sono le leggende assai diverse fra di loro, le quali contribuiscono ad assegnare alla sacra immagine il titolo di Madonna del Sangue.
La prima narra che in alcuni periodi di tempo gli accesi colori del dipinto, e particolarmente il rosso sangue, si sarebbero stranamente infiammati fino a far credere al popolo che il quadro stillasse sangue, il che può spiegarsi anche come un fenomeno cromatico causato dalla luce.
L'altra afferma che il dipinto, posto dal viandante presso la porta del piccolo oratorio (l'attuale Chiesa della Beata Vergine del Sangue) fosse stato colpito con una sassata da un soldato di ventura e che prodigiosamente avesse versato sangue. Quel primitivo oratorio fu nel secolo XV sostituito da una vasta e bella chiesa, detta "della Compagnia", che sorge al centro del paese. Qui è conservata, artisticamente posta sull'altare maggiore la sacra immagine, e qui ha sede la confraternita o "Compagnia" della Beata Vergine del Sangue.
Il pio sodalizio, oltre a venerare la Celeste Patrona, si occupa dell'esercizio pratico delle opere di misericordia a vantaggio dei poveri, dei malati, dei defunti, che vengono assistiti in nome della Vergine del Sangue. Alla Confraternita va riconosciuto il merito di avere organizzato in ogni tempo solenni manifestazioni alla Madonna, sempre aiutato e sorretto dal contributo popolare.
RECENTISSIME
la Redazione
la Redazione
Nuova illuminazione pubblica
Coadiuvato dal signor Mini
Enrico, l'elettrotecnico Fabbri Giuseppe, grazie alla sua consumata esperienza,
ha installato in breve tempo un'ottima illuminazione con lampade a bulbo di
mercurio nel piazzale comunale mettendo un po' il ombra quella che fino ad
allora era stata la brillante insegna del caffè Caracas.
Attenzione !!!
Ci voleva lo scroscio d'acqua
di oggi per rivelarci una cosa sensazionale, paurosa. Tutte le fontane di
Portico hanno versato acqua fortemente torrida! Ci siamo così resi conto che
abbiamo alle porte un potente esercito di microbi. Portichesi! siamo indifesi
contro un temibile nemico che non rispetta nessuno: dal bimbo al vecchio. Usa
un'arma silenziosa quanto micidiale. Dobbiamo quindi unirci per far sì che
un'epidemia mortale non si abbatta su Portico. Eleggiamo comandante supremo il
nostro sindaco affinché con la sua strategia possa dare una controffensiva
veramente potente per portarci alla vittoria.
Concorso "Un disco per voi"
Fra tutti coloro che hanno
inviato l'esatta soluzione, la fortuna
ha baciato in fronte il sig. Rossi Francesco. L'estrazione è avvenuta alla
presenza di un pubblico ufficiale.
Miss Telescopio
Come ogni cosa che si rispetti
a questo mondo, anche il "Telescopio" ha la sua Miss: la signorina Milvia
Pasquini. È stata eletta dopo tre scrutini,
il 28 settembre 1964, da una giuria molto competente. La lotta che aveva come meta
questo ambito premio è stata accanita e la giuria ha dovuto votare tre volte consecutive
a causa delle ottime referenze di ogni pretendente. È risultata vincitrice, come abbiamo
detto, la signorina Milvia Pasquini; seconda classificata a un solo punto di distanza
è stata la signorina Giuseppina Palli. Alla detentrice del titolo, vadano
quindi, i nostri più fervidi auguri.
SEGNALETICA
di Daniela Barzanti
In seguito a un
incidente avvenuto un mese fa nel punto in cui via Roma si immette nella
Tosco-Romagnola, e per soddisfare le richieste della signora Lamberta Bambi,
vogliamo sollecitare il Comune a provvedere alla segnaletica resa quasi
indispensabile dalla configurazione del luogo.
Invitiamo gentilmente il signor Ezio Guidi a rimuovere il cartello pubblicitario della macchina Singer perché impedisce all'autista di notare il segnale stradale di precedenza.
Per maggior sicurezza desidereremmo che venisse disegnata, nel punto poco prima ricordato, una striscia bianca preceduta dalla scritta "STOP".
Essendo la strada molto frequentata dai bambini che si recano spesso e volentieri nel piazzale del municipio a giocare, per diminuire la pericolosità di quando attraversano la via Tosco-Romagnola, si potrebbero disegnare le "zebre" in modo da obbligare l'automobilista a rallentare.
Forse con tutte questa richieste sembreremo un po' esagerati, ma non vi sembra che un divieto di svolta a destra nell'incrocio fra la via Tosco-Romagnola e l'immissione di questa nella via Roma sia necessario onde evitare scontri?
La decisione spetta alle Autorità Comunali.
Invitiamo gentilmente il signor Ezio Guidi a rimuovere il cartello pubblicitario della macchina Singer perché impedisce all'autista di notare il segnale stradale di precedenza.
Per maggior sicurezza desidereremmo che venisse disegnata, nel punto poco prima ricordato, una striscia bianca preceduta dalla scritta "STOP".
Essendo la strada molto frequentata dai bambini che si recano spesso e volentieri nel piazzale del municipio a giocare, per diminuire la pericolosità di quando attraversano la via Tosco-Romagnola, si potrebbero disegnare le "zebre" in modo da obbligare l'automobilista a rallentare.
Forse con tutte questa richieste sembreremo un po' esagerati, ma non vi sembra che un divieto di svolta a destra nell'incrocio fra la via Tosco-Romagnola e l'immissione di questa nella via Roma sia necessario onde evitare scontri?
La decisione spetta alle Autorità Comunali.
IN MARGINE ALLE MANIFESTAZIONI
DANTESCHE
di Pier Luigi Farolfi
Ferragosto
portichese potrebbe essere il titolo di questo articolo, se quest'anno le
manifestazioni non avessero assunto un aspetto austero e pomposo a causa delle
celebrazioni dantesche. Perché?
Come quel fiume c'ha proprio il cammino
prima da monte Veso inver levante,
da la sinistra costa d'Appennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra S. Benedetto
de l'Alpe, per cader ad una scesa
ove dovria per mille esser ricetto;
così...
Nove versi, tre terzine: il tutto sperduto nella miriade di versi che compongono la Divina Commedia Ma ciò che conta è che Dante abbia immortalato l'Acquacheta ; quindi noi, da buoni posteri dovevamo pure in qualche modo commemorare il settimo centenario della nascita di Dante e si è organizzata cos' una manifestazione.
Ed ecco che per giorni e giorni lo slogan che correva era: "Cittadini della valle dell'Acquacheta (dimenticavo di spiegarvi che la Vallata del Montone si è trasformata per decreto prefettizio in Valle dell'Acquacheta) onorate l'altissimo poeta partecipando alle celebrazioni".
A parte le conferenze del prof. Tebaldo Fabbri, belle e interessanti, cosa c'entri - ad esempio - con Dante la canzone: Roma non fa' la stupida stasera - cantata nel recital tenuto a Portico - non sono riuscito ancora a capirlo.
Narra una storiella di un tale proveniente da un circo equestre e fattosi frate che, essendo quasi profano nel campo delle pratiche religiose tanta era la sua devozione alla Madonna che si esibiva davanti alla sacra immagine come giocoliere di coltelli ed Ella accettava più volentieri i suoi giochi, che le preghiere dei tanti farisei che ogni giorno riscaldano i banchi della chiesa.
Noi crediamo di essere come quel frate e pensiamo che, sebbene la gimkana e i recital da noi tenuti non fossero molto ortodossi al riguardo di Dante, Egli abbia accettato più volentieri questa commemorazione messa su alla meglio che grandiose celebrazioni esteriori.
La prima rappresentazione è stata data martedì 21 agosto a Bocconi: la pubblicità fatta nei giorni precedenti aveva destato in tutti i portichesi e villeggianti una viva curiosità e già mezz'ora prima dello spettacolo tutte le sedie erano state occupate, mentre la maggior parte degli spettatori erano rimasti in piedi a causa del "tutto esaurito". La troupe era giunta a Bocconi con mezzi di fortuna (il presentatore e la cantante Anna Maria avevano percorso più della metà della strada a piedi) seguita dal corteo dei portichesi che costituivano il "claquement"dello spettacolo.
Alle 20.30 il complesso "The devils" saliva sul palco e iniziava a suonare sia per sgranchirsi le mani, sia per rendere meno noiosa al pubblico l'attesa.
Finalmente alle 21 iniziava lo spettacolo: il sindaco, dopo aver dato il benvenuto agli spettatori cedeva la direzione dello spettacolo ai presentatori Patrizia Tamburini e Piero Farolfi che, a parte qualche papera, hanno sorretto assai bene tutta l'ossatura dello spettacolo.
Il recital è iniziato con i tre cori romagnoli diretti egregiamente dal pievano don Ernesto Leoni. Quindi è iniziata la passerella dei cantanti: Anna Maria Chiadini con Una notte così e Non ho l'età; Luciano Camprincoli con Il mondo; Rita Garbujo con È all'amore che penso; Massimo Bruno, Luciano e Roberto con La casa del sole; Manuela Cortesi con Vieni con noi; Giuseppe Valmori con Mamma mia mamma e Rondine al nido; Renzo Bernabei con E il treno va; il quartetto "Le allegre" con Bocce e barbera e Pagherai. Tutte queste canzoni sono state accompagnate dal complesso "The devils". Un elogio particolare vada dunque al chitarrista Massimo, ai fisarmonicisti Sante e Attilio e al batterista Pier Giuseppe.
La compagnia teatrale portichese ha rappresentato la farsa Pancrezi arciamé, un atto in dialetto romagnolo che ha fatto sbellicare dalle risa tutti i presenti.
Con particolare attenzione è stata ascoltata la conferenza del prof. Tebaldo Fabbri che aveva per tema: Il messaggio di Dante e che ha costituito l'epicentro dello spettacolo.
Terminata la "prova di fuoco" di Bocconi, il giorno seguente già si preparava lo spettacolo di Ferragosto a Portico: furono eliminate le canzoni che avevano ottenuto minor successo e, dalle 9 di mattina alle 11 di sera, erano prove interminabili che saggiavano duramente il nostro fisico già affaticato dal primo recital,
Finalmente si giunse anche al 15 agosto: tutto il paese era in festa, grande è stato il concorso dai paesi vicini. Alle 4 del pomeriggio è iniziata la gimkana che sino all'ultimo momento era indecisa a causa del tempo incerto, ma sebbene i nostri centauri portichesi Giuseppe Leoni e Angelo Fagnocchi abbiano conseguito una lodevole prova, la prima coppa Dante è stata vinta dalla F.M. "Sgarzani" di Forlì.
Alla sera si è tenuto il secondo recital del "Circolo giovanile portichese" nel piazzale comunale: il numero di spettatori era molto maggiore che a Bocconi, tutti accorsi per applaudire il secondo successo che la troupe stava per ottenere. Lo spettacolo di Bocconi era stato un buon rodaggio e tutti i componenti del recital erano molto più calmi e sicuri di una ancor migliore riuscita.
I presentatori sono saliti sul palco comportandosi come veterani del mestiere, sebbene anche questa volta abbiano commesso qualche "gaffe" e il presentatore abbia ricevuto una pedata in uno stinco (per fortuna non notata dal pubblico) quale dono di addio della presentatrice.
Come a Bocconi il recital è iniziato coi tre canti romagnoli; quindi i cantanti si sono esibiti in una parata di canzoni che comprendevano le migliori del primo spettacolo con l'aggiunta di altri motivi di successo.
Tutti i cantanti sono stati applauditi lungamente da un pubblico educato e cortese, sebbene qualche canzone abbia lasciato a desiderare; ma gli applausi sono stati meritati per tutti quale premio di una snervante preparazione, di una caparbia volontà, di un grande impegno.
Di nuovo è stata rappresentata per l'ennesima volta la farsa Pancrezi arciamé che, inutile dirlo, ha ottenuto un gran successo anche a Portico; un bravo quindi a Walter Rabiti che ha impersonato magnificamente "Pancrezi", a Pino Monti, Mauro Tartagni, Angelo Betti, Isabella Versari, Ornella Mercuri, i quali sono stati partecipi al successo del primo attore.
Una menzione particolare merita il complesso "The devils" che ha accompagnato tutte le canzoni con una serietà, oserei dire, quasi professionale.
Infine non ho parole per poter ringraziare, a nome di tutta la troupe e del pubblico presente, il prof. Tebaldo Fabbri che continuando le conferenze in programma ha parlato sul tema: Dante, la Romagna, i Romagnoli con una facilità di linguaggio e nello stesso tempo con una tale competenza che ha strappato più volte un sincero applauso a tutti gli spettatori.
Un'attenzione particolare va ricolta all'elettricista Giuseppe Fabbri che, con grande spirito di abnegazione, ha lasciato per alcuni giorni la sedia del bar "Caracas" portando a termine, con consumata esperienza, un'illuminazione teatrale che supera di gran lunga quelle delle maggiori riviste di teatro.
Infine, a chiusura del ciclo delle manifestazioni dantesche il giorno 21 agosto a S. Benedetto si sono esibiti la banda di Castrocaro e i "Canterini romagnoli" di Ravenna diretti dalla maestra Greca, mentre il prof. Tebaldo Fabbri ha chiuso la serie delle conferenze con il tema: Dante maestro.
Giunti a questo punto ci è doveroso ringraziare tutti coloro che hanno lavorato nell'ombra per la riuscita di queste manifestazioni; sarebbe una lunghissima fila di nomi che è impossibile elencare, tanta è stata la partecipazione di popolo per la miglior attuazione di questo spettacolo: a tutti loro vada un ringraziamento sincero.
Non ci resta che attendere il prossimo anno. Nel prossimo agosto inizieremo nuovamente i nostri recital in quanto, vista la riuscita e i successi ottenuti quest'anno, pensiamo che sia per noi un dovere continuare su questa via per dare al nostro paese - monotono e vuoto per undici mesi - un mese veramente dinamico, in modo che tutti i villeggianti ed oriundi, tornando al loro paese possano trovare un'aria di festa, un'aria familiare che nei giorni del loro soggiorno portichese li appaghi veramente e possano tornare alle loro case e al loro lavoro con l'animo più sereno e gioioso.
Come quel fiume c'ha proprio il cammino
prima da monte Veso inver levante,
da la sinistra costa d'Appennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra S. Benedetto
de l'Alpe, per cader ad una scesa
ove dovria per mille esser ricetto;
così...
Nove versi, tre terzine: il tutto sperduto nella miriade di versi che compongono la Divina Commedia Ma ciò che conta è che Dante abbia immortalato l'Acquacheta ; quindi noi, da buoni posteri dovevamo pure in qualche modo commemorare il settimo centenario della nascita di Dante e si è organizzata cos' una manifestazione.
Ed ecco che per giorni e giorni lo slogan che correva era: "Cittadini della valle dell'Acquacheta (dimenticavo di spiegarvi che la Vallata del Montone si è trasformata per decreto prefettizio in Valle dell'Acquacheta) onorate l'altissimo poeta partecipando alle celebrazioni".
A parte le conferenze del prof. Tebaldo Fabbri, belle e interessanti, cosa c'entri - ad esempio - con Dante la canzone: Roma non fa' la stupida stasera - cantata nel recital tenuto a Portico - non sono riuscito ancora a capirlo.
Narra una storiella di un tale proveniente da un circo equestre e fattosi frate che, essendo quasi profano nel campo delle pratiche religiose tanta era la sua devozione alla Madonna che si esibiva davanti alla sacra immagine come giocoliere di coltelli ed Ella accettava più volentieri i suoi giochi, che le preghiere dei tanti farisei che ogni giorno riscaldano i banchi della chiesa.
Noi crediamo di essere come quel frate e pensiamo che, sebbene la gimkana e i recital da noi tenuti non fossero molto ortodossi al riguardo di Dante, Egli abbia accettato più volentieri questa commemorazione messa su alla meglio che grandiose celebrazioni esteriori.
La prima rappresentazione è stata data martedì 21 agosto a Bocconi: la pubblicità fatta nei giorni precedenti aveva destato in tutti i portichesi e villeggianti una viva curiosità e già mezz'ora prima dello spettacolo tutte le sedie erano state occupate, mentre la maggior parte degli spettatori erano rimasti in piedi a causa del "tutto esaurito". La troupe era giunta a Bocconi con mezzi di fortuna (il presentatore e la cantante Anna Maria avevano percorso più della metà della strada a piedi) seguita dal corteo dei portichesi che costituivano il "claquement"dello spettacolo.
Alle 20.30 il complesso "The devils" saliva sul palco e iniziava a suonare sia per sgranchirsi le mani, sia per rendere meno noiosa al pubblico l'attesa.
Finalmente alle 21 iniziava lo spettacolo: il sindaco, dopo aver dato il benvenuto agli spettatori cedeva la direzione dello spettacolo ai presentatori Patrizia Tamburini e Piero Farolfi che, a parte qualche papera, hanno sorretto assai bene tutta l'ossatura dello spettacolo.
Il recital è iniziato con i tre cori romagnoli diretti egregiamente dal pievano don Ernesto Leoni. Quindi è iniziata la passerella dei cantanti: Anna Maria Chiadini con Una notte così e Non ho l'età; Luciano Camprincoli con Il mondo; Rita Garbujo con È all'amore che penso; Massimo Bruno, Luciano e Roberto con La casa del sole; Manuela Cortesi con Vieni con noi; Giuseppe Valmori con Mamma mia mamma e Rondine al nido; Renzo Bernabei con E il treno va; il quartetto "Le allegre" con Bocce e barbera e Pagherai. Tutte queste canzoni sono state accompagnate dal complesso "The devils". Un elogio particolare vada dunque al chitarrista Massimo, ai fisarmonicisti Sante e Attilio e al batterista Pier Giuseppe.
La compagnia teatrale portichese ha rappresentato la farsa Pancrezi arciamé, un atto in dialetto romagnolo che ha fatto sbellicare dalle risa tutti i presenti.
Con particolare attenzione è stata ascoltata la conferenza del prof. Tebaldo Fabbri che aveva per tema: Il messaggio di Dante e che ha costituito l'epicentro dello spettacolo.
Terminata la "prova di fuoco" di Bocconi, il giorno seguente già si preparava lo spettacolo di Ferragosto a Portico: furono eliminate le canzoni che avevano ottenuto minor successo e, dalle 9 di mattina alle 11 di sera, erano prove interminabili che saggiavano duramente il nostro fisico già affaticato dal primo recital,
Finalmente si giunse anche al 15 agosto: tutto il paese era in festa, grande è stato il concorso dai paesi vicini. Alle 4 del pomeriggio è iniziata la gimkana che sino all'ultimo momento era indecisa a causa del tempo incerto, ma sebbene i nostri centauri portichesi Giuseppe Leoni e Angelo Fagnocchi abbiano conseguito una lodevole prova, la prima coppa Dante è stata vinta dalla F.M. "Sgarzani" di Forlì.
Alla sera si è tenuto il secondo recital del "Circolo giovanile portichese" nel piazzale comunale: il numero di spettatori era molto maggiore che a Bocconi, tutti accorsi per applaudire il secondo successo che la troupe stava per ottenere. Lo spettacolo di Bocconi era stato un buon rodaggio e tutti i componenti del recital erano molto più calmi e sicuri di una ancor migliore riuscita.
I presentatori sono saliti sul palco comportandosi come veterani del mestiere, sebbene anche questa volta abbiano commesso qualche "gaffe" e il presentatore abbia ricevuto una pedata in uno stinco (per fortuna non notata dal pubblico) quale dono di addio della presentatrice.
Come a Bocconi il recital è iniziato coi tre canti romagnoli; quindi i cantanti si sono esibiti in una parata di canzoni che comprendevano le migliori del primo spettacolo con l'aggiunta di altri motivi di successo.
Tutti i cantanti sono stati applauditi lungamente da un pubblico educato e cortese, sebbene qualche canzone abbia lasciato a desiderare; ma gli applausi sono stati meritati per tutti quale premio di una snervante preparazione, di una caparbia volontà, di un grande impegno.
Di nuovo è stata rappresentata per l'ennesima volta la farsa Pancrezi arciamé che, inutile dirlo, ha ottenuto un gran successo anche a Portico; un bravo quindi a Walter Rabiti che ha impersonato magnificamente "Pancrezi", a Pino Monti, Mauro Tartagni, Angelo Betti, Isabella Versari, Ornella Mercuri, i quali sono stati partecipi al successo del primo attore.
Una menzione particolare merita il complesso "The devils" che ha accompagnato tutte le canzoni con una serietà, oserei dire, quasi professionale.
Infine non ho parole per poter ringraziare, a nome di tutta la troupe e del pubblico presente, il prof. Tebaldo Fabbri che continuando le conferenze in programma ha parlato sul tema: Dante, la Romagna, i Romagnoli con una facilità di linguaggio e nello stesso tempo con una tale competenza che ha strappato più volte un sincero applauso a tutti gli spettatori.
Un'attenzione particolare va ricolta all'elettricista Giuseppe Fabbri che, con grande spirito di abnegazione, ha lasciato per alcuni giorni la sedia del bar "Caracas" portando a termine, con consumata esperienza, un'illuminazione teatrale che supera di gran lunga quelle delle maggiori riviste di teatro.
Infine, a chiusura del ciclo delle manifestazioni dantesche il giorno 21 agosto a S. Benedetto si sono esibiti la banda di Castrocaro e i "Canterini romagnoli" di Ravenna diretti dalla maestra Greca, mentre il prof. Tebaldo Fabbri ha chiuso la serie delle conferenze con il tema: Dante maestro.
Giunti a questo punto ci è doveroso ringraziare tutti coloro che hanno lavorato nell'ombra per la riuscita di queste manifestazioni; sarebbe una lunghissima fila di nomi che è impossibile elencare, tanta è stata la partecipazione di popolo per la miglior attuazione di questo spettacolo: a tutti loro vada un ringraziamento sincero.
Non ci resta che attendere il prossimo anno. Nel prossimo agosto inizieremo nuovamente i nostri recital in quanto, vista la riuscita e i successi ottenuti quest'anno, pensiamo che sia per noi un dovere continuare su questa via per dare al nostro paese - monotono e vuoto per undici mesi - un mese veramente dinamico, in modo che tutti i villeggianti ed oriundi, tornando al loro paese possano trovare un'aria di festa, un'aria familiare che nei giorni del loro soggiorno portichese li appaghi veramente e possano tornare alle loro case e al loro lavoro con l'animo più sereno e gioioso.
IL
PARERE DEI TURISTI
di
Giuseppina Palli
Sono già passati
alcuni giorni da quando sono tornata a Portico, dopo aver trascorso un mese di
villeggiatura in un paesino di montagna. È inutile dire
che sia tornata volentieri al mio paese natio, dove durante l'estate risiedono
anche i miei genitori. Portico si è presentato ai miei occhi sotto il suo
solito aspetto, fra il verde dei colli circostanti e sotto un cielo sereno.
Tutto da prima mi è sembrato bello e famigliare, ogni luogo mi è apparso pieno di ricordi passati, ma sono bastate poche ore per farmi rimpiangere il mio posto di villeggiatura. Non voglio disprezzare Portico, ma visto che la sua popolazione cala a vista d'occhio i paesani rimasti dovrebbero cercare ogni via per renderlo ancora più accogliente e piacevole. Non dico questo perché non vi ho trovato divertimenti, al di fuori di lunghe passeggiate nei dintorni, ma il paese manca di iniziativa.
È vero che certe volte si prendono brutte abitudini, ma come ho potuto ambientarmi in questo silenzio abituata com'ero ad udire per tutto il giorno motivi e canzoni allegre dei potenti juke-box? È pure vero che i giovani d'oggi non sanno parlare altro che di divertimenti, di musica, di sport e non sanno apprezzare le bellezze della natura, ma preferiscono un locale chiuso all'aria aperta. L'estate è la stagione delle vacanze, della libertà, il periodo in cui tutti ritornano volentieri al loro paese ed anche Portico potrebbe così ospitare le numerose persone che sono partite, emigrate e che gioirebbero alla vista di un Portico nuovo, di un Portico con mille cose da vedere.
Ed ora assai convinta di ciò che ho detto, voglio dare la parola ai ragazzi della mia età, ma che forse la pensano diversamente da me.
Elena Lotti: Sono rimasta alquanto soddisfatta del mio primo soggiorno a Portico. Vi ho trovato buone amicizie ed ho apprezzato le antichità che questo paese conserva ancora come, ad esempio, il ponte della Maestà del XIII secolo. Il sole ed i bagni che si prendono nella Chiusa di sopra sono da preferirsi al lungomare di Viareggio. Tutte queste cose hanno lasciato dentro di me il vivo desiderio di tornare il prossimo anno.
Luciano Camprincoli: Vengo dalla capitale, ma un paese come Portico non l'avevo mai trovato. Le ore di noia che vi trovavo prima si sono tramutate negli ultimi due anni in ore di attività fervida e allegra: mi riferisco cioè al Telescopio di anno scorso ed al Recital di quest'anno. Le ragazzine di Portico non hanno nulla da invidiare a quelle di Roma ma, ritornando alla nostra intervista, se qui ci fosse un juke-box il tempo trascorrerebbe più velocemente ed allegramente.
Rita Garbujo: Sono di Ravenna, la città di Teodorico e sono venuta a Portico per trascorrere una parte delle mie vacanze. Vi ho trovato aria pura e un silenzio ristoratore. Mi sono trovata assai bene con gli amici che vi ho incontrato e con loro ho fatto lunghe passeggiate. Ho potuto anche esibirmi nel Recital portichese con alcune canzoni di successo. Spero vivamente, dopo tutto questo, di tornare al più presto.
Massimo Bruno: Sono un romano ed è stata la prima volta che lascio i sette colli, sono venuto a Portico ma la mia ragazza non me l'ha perdonato. A Roma ero un componente del complesso "The Starters", mentre a Portico del complesso "The devils"; infatti ho cantato e suonato nel Recital. Ho trovato molto simpatica la compagnia delle giovani di Portico, anzi... ma, porca miseria, non lo devo fare!...
Ed ora, dopo aver ceduto la parola ad alcuni amici, non mi resta, gentili lettori, che salutarvi con la viva speranza di trovare a Portico, l'anno prossimo, qualche svago e passatempo in più per poter veramente considerare il mio paese zona turistica.
Tutto da prima mi è sembrato bello e famigliare, ogni luogo mi è apparso pieno di ricordi passati, ma sono bastate poche ore per farmi rimpiangere il mio posto di villeggiatura. Non voglio disprezzare Portico, ma visto che la sua popolazione cala a vista d'occhio i paesani rimasti dovrebbero cercare ogni via per renderlo ancora più accogliente e piacevole. Non dico questo perché non vi ho trovato divertimenti, al di fuori di lunghe passeggiate nei dintorni, ma il paese manca di iniziativa.
È vero che certe volte si prendono brutte abitudini, ma come ho potuto ambientarmi in questo silenzio abituata com'ero ad udire per tutto il giorno motivi e canzoni allegre dei potenti juke-box? È pure vero che i giovani d'oggi non sanno parlare altro che di divertimenti, di musica, di sport e non sanno apprezzare le bellezze della natura, ma preferiscono un locale chiuso all'aria aperta. L'estate è la stagione delle vacanze, della libertà, il periodo in cui tutti ritornano volentieri al loro paese ed anche Portico potrebbe così ospitare le numerose persone che sono partite, emigrate e che gioirebbero alla vista di un Portico nuovo, di un Portico con mille cose da vedere.
Ed ora assai convinta di ciò che ho detto, voglio dare la parola ai ragazzi della mia età, ma che forse la pensano diversamente da me.
Elena Lotti: Sono rimasta alquanto soddisfatta del mio primo soggiorno a Portico. Vi ho trovato buone amicizie ed ho apprezzato le antichità che questo paese conserva ancora come, ad esempio, il ponte della Maestà del XIII secolo. Il sole ed i bagni che si prendono nella Chiusa di sopra sono da preferirsi al lungomare di Viareggio. Tutte queste cose hanno lasciato dentro di me il vivo desiderio di tornare il prossimo anno.
Luciano Camprincoli: Vengo dalla capitale, ma un paese come Portico non l'avevo mai trovato. Le ore di noia che vi trovavo prima si sono tramutate negli ultimi due anni in ore di attività fervida e allegra: mi riferisco cioè al Telescopio di anno scorso ed al Recital di quest'anno. Le ragazzine di Portico non hanno nulla da invidiare a quelle di Roma ma, ritornando alla nostra intervista, se qui ci fosse un juke-box il tempo trascorrerebbe più velocemente ed allegramente.
Rita Garbujo: Sono di Ravenna, la città di Teodorico e sono venuta a Portico per trascorrere una parte delle mie vacanze. Vi ho trovato aria pura e un silenzio ristoratore. Mi sono trovata assai bene con gli amici che vi ho incontrato e con loro ho fatto lunghe passeggiate. Ho potuto anche esibirmi nel Recital portichese con alcune canzoni di successo. Spero vivamente, dopo tutto questo, di tornare al più presto.
Massimo Bruno: Sono un romano ed è stata la prima volta che lascio i sette colli, sono venuto a Portico ma la mia ragazza non me l'ha perdonato. A Roma ero un componente del complesso "The Starters", mentre a Portico del complesso "The devils"; infatti ho cantato e suonato nel Recital. Ho trovato molto simpatica la compagnia delle giovani di Portico, anzi... ma, porca miseria, non lo devo fare!...
Ed ora, dopo aver ceduto la parola ad alcuni amici, non mi resta, gentili lettori, che salutarvi con la viva speranza di trovare a Portico, l'anno prossimo, qualche svago e passatempo in più per poter veramente considerare il mio paese zona turistica.
QUATTRO CHIACCHIERE SU
"IL TELESCOPIO"
di Santino Neri
Siamo giunti
alla fine della tiratura estiva del nostro giornalino, cari lettori con
sollievo di alcuni di voi per cui il Telescopio non era che una noiosa e
pedante scocciatura e con un po' di dispiacere, speriamo, per altri che lo
trovavano veramente piacevole.
Non sta a noi giudicare quale delle due parti abbia ragione. Noi diciamo solamente che il Telescopio ci è costato non poco impegno non poca fatica, che a lui abbiamo dedicato senza rimpianto gran parte del nostro tempo libero, che in esso abbiamo cercato di mettere non poche possibilità. Non diciamo che sia stato scritto bene, che le idee che vi sono espresse siano giuste, che i giudizi pronunciativi siano esatti, che le critiche inseritevi siano inoppugnabili, noi diciamo solamente che ciò che abbiamo scritto lo abbiamo scritto in buona fede, senza fini nascosti, senza motivi diffamatori o encomiastici, ma con sincerità e semplicità.
Tutto quello che abbiamo scritto, credeteci, lo abbiamo fatto a fin di bene; così le critiche al Comune le abbiamo fatte a fin di bene, senza voler minimamente mancare di rispetto alle autorità, alle nostre autorità comunali di cui conosciamo l'onestà e il valore. Così se qualche volta abbiamo punzecchiato o lodato qualcuno non l'abbiamo fatto per offendere o accattivarci una persona, ma a fin di bene, senza presunzione e adulazione.
Ed ecco ciò che del nostro giornalino hanno scritto alcuni cittadini di Portico da noi intervistati: da essi accettiamo con modestia elogi e critiche.
Il Comune: Il Telescopio è sempre giunto gradito al sindaco e alla giunta comunale. Le critiche sono state spesso aspre e un po' ingenue. Comunque sempre sono state prese in considerazione. Se non si prendono i provvedimenti dovuti è segno che ci sono i suoi motivi, motivi gravi che forse i giovani compilatori non comprendono interamente.
Elio Betti: Approvo l'iniziativa del circolo studentesco di Portico e apprezzo assai i giovani compilatori de "Il Telescopio". Consiglio ad essi per l'avvenire di allargare un po' gli orizzonti e le vedute e di trattare argomenti più profondi e interessanti.
Tebaldo Fabbri: Il giornaletto "Telescopio" - e il nome è programmatico, poiché si tratta di vedere le cose da lontano - ha sortito un lusinghiero successo. Plaudo all'iniziativa e all'intelligenza di quegli studenti portichesi che così s'inseriscono nella vita e quanto hanno studiato mettono a profitto di tutti. Un consiglio: eliminare le trattazioni di carattere generale e insistere sulle particolarità locali, sul folklore, sugli usi e abitudini nostre. L'augurio sincero poi che "Il Telescopio" anche quest'altro anno e negli anni successivi.
Dino Valli: Il giornalino "Il Telescopio" è, secondo me, una lodevole iniziativa di un gruppo di giovani impegnati, anche se, logicamente, risente dell'inesperienza data dalla giovanissima età dei compilatori. È un'iniziativa da continuare e incoraggiare perché significa - e qui sta tutta la sua importanza - che non è vero che i giovani d'oggi pensano solo al divertimento fine a se stesso, ma che hanno anche interessi culturali e che cercano la via migliore per esprimerli. Consiglierei un maggiore approfondimento dei temi che riguardano tutti gli aspetti della vita sociale ed economica del nostro Comune. La stampa del giornalino dovrebbe essere più curata, perché alcune copie risultano difficilmente leggibili.
Giuseppe Betti: Ritengo che l'iniziativa del circolo studentesco di Portico, volta a dotare il nostro paese di un suo giornaletto, possa essere valutata positivamente e incoraggiata. La famiglia dei Portichesi, tanto ridotta ormai numericamente, grazie a "Telescopio" si sente più raccolta e unita. Mi auguro che le prossime edizioni del giornale possano superare la tanto facile, anche se necessaria asprezza polemica (nessuno ama contemplare con soddisfazione i propri stracci) per offrire qualche pagina più serena, di più elevato tono culturale e morale, di più schietto amore per la nostra terra e la nostra gente.
Non sta a noi giudicare quale delle due parti abbia ragione. Noi diciamo solamente che il Telescopio ci è costato non poco impegno non poca fatica, che a lui abbiamo dedicato senza rimpianto gran parte del nostro tempo libero, che in esso abbiamo cercato di mettere non poche possibilità. Non diciamo che sia stato scritto bene, che le idee che vi sono espresse siano giuste, che i giudizi pronunciativi siano esatti, che le critiche inseritevi siano inoppugnabili, noi diciamo solamente che ciò che abbiamo scritto lo abbiamo scritto in buona fede, senza fini nascosti, senza motivi diffamatori o encomiastici, ma con sincerità e semplicità.
Tutto quello che abbiamo scritto, credeteci, lo abbiamo fatto a fin di bene; così le critiche al Comune le abbiamo fatte a fin di bene, senza voler minimamente mancare di rispetto alle autorità, alle nostre autorità comunali di cui conosciamo l'onestà e il valore. Così se qualche volta abbiamo punzecchiato o lodato qualcuno non l'abbiamo fatto per offendere o accattivarci una persona, ma a fin di bene, senza presunzione e adulazione.
Ed ecco ciò che del nostro giornalino hanno scritto alcuni cittadini di Portico da noi intervistati: da essi accettiamo con modestia elogi e critiche.
Il Comune: Il Telescopio è sempre giunto gradito al sindaco e alla giunta comunale. Le critiche sono state spesso aspre e un po' ingenue. Comunque sempre sono state prese in considerazione. Se non si prendono i provvedimenti dovuti è segno che ci sono i suoi motivi, motivi gravi che forse i giovani compilatori non comprendono interamente.
Elio Betti: Approvo l'iniziativa del circolo studentesco di Portico e apprezzo assai i giovani compilatori de "Il Telescopio". Consiglio ad essi per l'avvenire di allargare un po' gli orizzonti e le vedute e di trattare argomenti più profondi e interessanti.
Tebaldo Fabbri: Il giornaletto "Telescopio" - e il nome è programmatico, poiché si tratta di vedere le cose da lontano - ha sortito un lusinghiero successo. Plaudo all'iniziativa e all'intelligenza di quegli studenti portichesi che così s'inseriscono nella vita e quanto hanno studiato mettono a profitto di tutti. Un consiglio: eliminare le trattazioni di carattere generale e insistere sulle particolarità locali, sul folklore, sugli usi e abitudini nostre. L'augurio sincero poi che "Il Telescopio" anche quest'altro anno e negli anni successivi.
Dino Valli: Il giornalino "Il Telescopio" è, secondo me, una lodevole iniziativa di un gruppo di giovani impegnati, anche se, logicamente, risente dell'inesperienza data dalla giovanissima età dei compilatori. È un'iniziativa da continuare e incoraggiare perché significa - e qui sta tutta la sua importanza - che non è vero che i giovani d'oggi pensano solo al divertimento fine a se stesso, ma che hanno anche interessi culturali e che cercano la via migliore per esprimerli. Consiglierei un maggiore approfondimento dei temi che riguardano tutti gli aspetti della vita sociale ed economica del nostro Comune. La stampa del giornalino dovrebbe essere più curata, perché alcune copie risultano difficilmente leggibili.
Giuseppe Betti: Ritengo che l'iniziativa del circolo studentesco di Portico, volta a dotare il nostro paese di un suo giornaletto, possa essere valutata positivamente e incoraggiata. La famiglia dei Portichesi, tanto ridotta ormai numericamente, grazie a "Telescopio" si sente più raccolta e unita. Mi auguro che le prossime edizioni del giornale possano superare la tanto facile, anche se necessaria asprezza polemica (nessuno ama contemplare con soddisfazione i propri stracci) per offrire qualche pagina più serena, di più elevato tono culturale e morale, di più schietto amore per la nostra terra e la nostra gente.
PORTICO LO VORREMMO COSÌ
la Redazione
Non spaventi il
nostro titolo! Non chiederemo night lussuosi per rendere più piacevole la vita
alla gioventù locale, né grattacieli tali da gareggiare con le metropoli
americane, né giardini pensili simili a quelli che resero famosissima la
lussuriosa Babele, no, questi son sogni, dorati se vogliamo, ma sempre cose
irrealizzabili perciò come tali lontani dal nostro pensiero, ma qualcosa di
nuovo vorremmo fosse realizzato.
In che modo? Semplicissimo: abbellendo il paese, renderlo più ridente, ospitale e sfruttando al massimo il turismo. Fanno sorridere gli enormi cartelli all'ingresso di certo paesi indicanti a caratteri di scatola: "Zona Turistica" quando si sa che al turista non possono assolutamente offrire nulla. Però chi di dovere ha iniziativa, lodevolissima, e cerca con ogni mezzo di attirare l'attenzione delle genti in transito.
Portico, che al turista potrebbe offrire tante cose belle, antiche, piacevolissime è privo di tutto. Non un cartello pubblicitario, non un cenno all'antichità del luogo né alle sue opere d'arte. Ci sono, credete, basta pensare allo stupendo ponte della Maestà costruito quasi settecento anni fa, all'antichissimo orologio unico nel suo genere e nel funzionamento, all'antica Pievania quasi un castello nel medioevale castello di Portico, ad altre ancora che potrebbero fare sostare il turista o no. Ma qui, purtroppo, regna spesso l'apatia e tale modo di vivere non trova posto oggi nella società moderna fatta di frenetico correre, di frenetico vivere.
Portico lo vorremmo più accogliente, più ridente, più fiorito in una parola. Il nostro paese, non dimentichiamolo, piace enormemente a chi lo vede per la prima volta: non facciamo che il forestiero che torna fra noi s'accorga che nulla è stato fatto per abbellirlo.
Abbiamo un parco pubblico stupendo che non brilla però per ordine e manutenzione. È tanto difficile tenerlo ordinato e pulito? Aggiungiamo uno zampillo d'acqua e piantine di fiori e avremo un luogo sicuro e piacevolissimo.
Abbiamo l'illuminazione (era ora), ma è insufficiente e pare rateizzata: va a ore, lasciando spesso al buio intere zone del centro abitato. Si aggiungano alcuni bracci, si porti all'estremità del paese sia a Nord che a Sud per dar modo a tutti di sentire il progresso benefico.
Lungo il ponte e dove è possibile vorremmo tanti fiori messi in vasi fermati a dovere.
Vorremmo vederlo messo un po' a nuovo questo natio nostro paese vorremmo che l'anno prossimo chi, da ogni parte, torna a trascorrervi le meritatissime ferie, s'accorgesse del suo abito nuovo, e avesse più festosa accoglienza.
Nell'epoca in cui l'uomo s'appresta alla conquista di nuovi mondi, sarebbe da stolti fossilizzarsi in posizioni e modi di vivere nettamente sorpassati.
Chi di dovere intenda: Sia il nostro antichissimo buco sempre più bello!
In che modo? Semplicissimo: abbellendo il paese, renderlo più ridente, ospitale e sfruttando al massimo il turismo. Fanno sorridere gli enormi cartelli all'ingresso di certo paesi indicanti a caratteri di scatola: "Zona Turistica" quando si sa che al turista non possono assolutamente offrire nulla. Però chi di dovere ha iniziativa, lodevolissima, e cerca con ogni mezzo di attirare l'attenzione delle genti in transito.
Portico, che al turista potrebbe offrire tante cose belle, antiche, piacevolissime è privo di tutto. Non un cartello pubblicitario, non un cenno all'antichità del luogo né alle sue opere d'arte. Ci sono, credete, basta pensare allo stupendo ponte della Maestà costruito quasi settecento anni fa, all'antichissimo orologio unico nel suo genere e nel funzionamento, all'antica Pievania quasi un castello nel medioevale castello di Portico, ad altre ancora che potrebbero fare sostare il turista o no. Ma qui, purtroppo, regna spesso l'apatia e tale modo di vivere non trova posto oggi nella società moderna fatta di frenetico correre, di frenetico vivere.
Portico lo vorremmo più accogliente, più ridente, più fiorito in una parola. Il nostro paese, non dimentichiamolo, piace enormemente a chi lo vede per la prima volta: non facciamo che il forestiero che torna fra noi s'accorga che nulla è stato fatto per abbellirlo.
Abbiamo un parco pubblico stupendo che non brilla però per ordine e manutenzione. È tanto difficile tenerlo ordinato e pulito? Aggiungiamo uno zampillo d'acqua e piantine di fiori e avremo un luogo sicuro e piacevolissimo.
Abbiamo l'illuminazione (era ora), ma è insufficiente e pare rateizzata: va a ore, lasciando spesso al buio intere zone del centro abitato. Si aggiungano alcuni bracci, si porti all'estremità del paese sia a Nord che a Sud per dar modo a tutti di sentire il progresso benefico.
Lungo il ponte e dove è possibile vorremmo tanti fiori messi in vasi fermati a dovere.
Vorremmo vederlo messo un po' a nuovo questo natio nostro paese vorremmo che l'anno prossimo chi, da ogni parte, torna a trascorrervi le meritatissime ferie, s'accorgesse del suo abito nuovo, e avesse più festosa accoglienza.
Nell'epoca in cui l'uomo s'appresta alla conquista di nuovi mondi, sarebbe da stolti fossilizzarsi in posizioni e modi di vivere nettamente sorpassati.
Chi di dovere intenda: Sia il nostro antichissimo buco sempre più bello!
PORTICO COM'ERA NELLE CARTOLINE D'EPOCA
Cartolina della privativa Leoni
Cartolina della privativa Bandini