L'anniversario
In occasione dell’anniversario della dichiarazione della Repubblica della Toscana, la ‘Toscana Film Commission’ aveva indetto un concorso per premiare l’opera prima di un regista esordiente. Il soggetto doveva rappresentare una storia in cui la città di Firenze diventava palcoscenico di un’azione teatrale all’aperto con riferimento al suo patrimonio storico-culturale. Il regista avrebbe dovuto realizzare un audiovisivo dell’evento scenico da proiettare nelle scuole per sensibilizzare e educare gli studenti alla storia della Toscana.
Lorenzo capì che quella era la sua occasione. Aveva frequentato con impegno la scuola di regia e sfruttato ogni occasione per fare l’assistente a tanti registi al fine di carpirne i segreti; ora era giunto il momento di metterli a frutto. Sarebbe stata la sua ‘opera prima’ che lo avrebbe lanciato nel mondo del cinema. Il problema erano i costi per la realizzazione che non era in grado di sostenere, nonostante gli eventuali contributi pubblici; decise quindi di sfruttare a suo vantaggio un evento di grande rilevanza che sarebbe accaduto di lì a poco.
Il soggetto già gli frullava in testa: gli attori sarebbero stati i palazzi, i monumenti, le piazze e i ponti a confronto con le parti vive della città, dal governo al popolo, per rievocare l’evento fondativo della Repubblica della Toscana. L’idea era troppo grande, perciò decise di circoscriverla alla manifestazione che si sarebbe svolta il 25 marzo in piazza della Signoria in occasione del capodanno fiorentino coincidente col plebiscito che aveva sancito l’inizio della Repubblica della Toscana intorno alla metà dell’Ottocento.
In quel periodo la situazione era molto fluida e gli Stati italiani erano pervasi da un grande fermento di idee: le aspirazioni unitarie di Mazzini e Garibaldi fallirono e si affermò la soluzione federalista di Gioberti. Quando i Toscani furono chiamati a esprimere la loro volontà votarono a favore di una Repubblica sovrana dei propri destini, federata con gli altri Stati. Nacquero così gli Stati Uniti Italiani formati, oltre che dalla Toscana, dalla Repubblica del Nord costituita dopo l’espulsione dei Savoia e degli Austriaci, dallo Stato Pontificio governato dal Papa e dal Regno del Sud con i Borbone tuttora regnanti grazie all’appoggio della Spagna e al consenso dei sudditi.
Torniamo alla nostra storia. Lorenzo s’immerse subito nei preparativi cercando i punti di vista più efficaci per valorizzare gli attori della rappresentazione: l’ufficialità di Palazzo Vecchio, la solidità della Torre di Arnolfo, l’eleganza della Loggia dei Lanzi, la bellezza delle statue e – come contraltare – il declamare dei politici, il vociare della folla, lo squillare delle chiarine e il rullio dei tamburi del corteo storico.
Studiò il programma, scrisse la sceneggiatura, istruì gli amici sui momenti salienti da riprendere, indicò i campi lunghi e i primi piani, finché giunse il giorno tanto atteso. La piazza era gremita; partecipavano anche le rappresentanze degli altri Stati italiani e i governi ne approfittarono per uno scambio di opinioni e per la messa a punto di una politica comune nei confronti degli altri Paesi dell’Unione Europea, dove essi si volevano presentare con un’immagine coerente. Per il governo toscano fu un successo d’immagine popolare e politico.
Passò intere giornate a montare e rimontare il film finché fu soddisfatto del lavoro. La sua opera ebbe l’onore della segnalazione, ma il primo premio lo vinse un altro film che narrava una storia immaginaria. La giuria giustificò il riconoscimento per l’originalità dell’opera che narrava un ipotetico mondo in cui era stata fatta l’unità d’Italia in un unico Stato e quelli che ora erano Stati erano suddivisi in Regioni: l’idea di Mazzini e Garibaldi era stata vincente e i Savoia addirittura Re d’Italia per un certo periodo.
«Chissà che strano mondo sarebbe stato!» pensò Lorenzo, mentre riguardava per l’ennesima volta il suo film, contento delle certezze che il suo mondo gli offriva.
Piero Farolfi
Lorenzo capì che quella era la sua occasione. Aveva frequentato con impegno la scuola di regia e sfruttato ogni occasione per fare l’assistente a tanti registi al fine di carpirne i segreti; ora era giunto il momento di metterli a frutto. Sarebbe stata la sua ‘opera prima’ che lo avrebbe lanciato nel mondo del cinema. Il problema erano i costi per la realizzazione che non era in grado di sostenere, nonostante gli eventuali contributi pubblici; decise quindi di sfruttare a suo vantaggio un evento di grande rilevanza che sarebbe accaduto di lì a poco.
Il soggetto già gli frullava in testa: gli attori sarebbero stati i palazzi, i monumenti, le piazze e i ponti a confronto con le parti vive della città, dal governo al popolo, per rievocare l’evento fondativo della Repubblica della Toscana. L’idea era troppo grande, perciò decise di circoscriverla alla manifestazione che si sarebbe svolta il 25 marzo in piazza della Signoria in occasione del capodanno fiorentino coincidente col plebiscito che aveva sancito l’inizio della Repubblica della Toscana intorno alla metà dell’Ottocento.
In quel periodo la situazione era molto fluida e gli Stati italiani erano pervasi da un grande fermento di idee: le aspirazioni unitarie di Mazzini e Garibaldi fallirono e si affermò la soluzione federalista di Gioberti. Quando i Toscani furono chiamati a esprimere la loro volontà votarono a favore di una Repubblica sovrana dei propri destini, federata con gli altri Stati. Nacquero così gli Stati Uniti Italiani formati, oltre che dalla Toscana, dalla Repubblica del Nord costituita dopo l’espulsione dei Savoia e degli Austriaci, dallo Stato Pontificio governato dal Papa e dal Regno del Sud con i Borbone tuttora regnanti grazie all’appoggio della Spagna e al consenso dei sudditi.
Torniamo alla nostra storia. Lorenzo s’immerse subito nei preparativi cercando i punti di vista più efficaci per valorizzare gli attori della rappresentazione: l’ufficialità di Palazzo Vecchio, la solidità della Torre di Arnolfo, l’eleganza della Loggia dei Lanzi, la bellezza delle statue e – come contraltare – il declamare dei politici, il vociare della folla, lo squillare delle chiarine e il rullio dei tamburi del corteo storico.
Studiò il programma, scrisse la sceneggiatura, istruì gli amici sui momenti salienti da riprendere, indicò i campi lunghi e i primi piani, finché giunse il giorno tanto atteso. La piazza era gremita; partecipavano anche le rappresentanze degli altri Stati italiani e i governi ne approfittarono per uno scambio di opinioni e per la messa a punto di una politica comune nei confronti degli altri Paesi dell’Unione Europea, dove essi si volevano presentare con un’immagine coerente. Per il governo toscano fu un successo d’immagine popolare e politico.
Passò intere giornate a montare e rimontare il film finché fu soddisfatto del lavoro. La sua opera ebbe l’onore della segnalazione, ma il primo premio lo vinse un altro film che narrava una storia immaginaria. La giuria giustificò il riconoscimento per l’originalità dell’opera che narrava un ipotetico mondo in cui era stata fatta l’unità d’Italia in un unico Stato e quelli che ora erano Stati erano suddivisi in Regioni: l’idea di Mazzini e Garibaldi era stata vincente e i Savoia addirittura Re d’Italia per un certo periodo.
«Chissà che strano mondo sarebbe stato!» pensò Lorenzo, mentre riguardava per l’ennesima volta il suo film, contento delle certezze che il suo mondo gli offriva.
Piero Farolfi